MemeStereo 2.

Sì, sono sempre io, il cane giallo che si intende di meme e nella puntata di oggi di Memestereo, come nella migliore tradizione femminista, partiremo da me. In che senso? Nel senso: dalle mie parafilie. Ora vi spiego. Il primo dei due meme che andremo ad analizzare riguarda IL SESSO e fa parte della sottoclasse dei meme characters. Presenti sin dagli albori dell’arte memetica, nella famiglia dei Rage Comics, al giorno d’oggi sono per lo più filiazioni della famiglia degli Wojak; ma non sono queste minuzie dinastiche a interessarci. Ci interessa invece come emergono questi personaggi che appaiono a ciel sereno, senza ambasciatori o pretesti, cadono sulla terra perfettamente formati e capaci di eloquio. E a volte sono stranamente specifici.
Tipo la mistress che ti appiattisce il cazzo alle quattro di pomeriggio.

Eccola qua, Know Your Memes l’ha chiamata Dick Flattening e c’è questa signorina composta che ricorda l’appuntamento quotidiano al più smunto degli wojak, il quale acconsente supino.
Voi dite: mi manca qualche pezzo? Si riferisce a un evento che non conosco? è la parodia di qualcosa? nasce come critica a un costume sessuale? No, niente di tutto questo, è davvero tutto qui.

I meme character sono archetipi dell’inconscio collettivo, non la rubrica di Crozza che fa le imitazioni alle gaffe politiche della settimana. Alle quattro arriva la mistress che appiattisce il cazzo e tu dici sì cara. Si tratta della dialettica pulsionale della comunità virtuale che tante volte è stata descritta come sessista, destrorsa e misogina. Ebbene, forse lo è, ma è anche spaventata a morte dalle donne e alla paura segue la negoziazione e infine la sottomissione. Sono frammenti di una conversazione globale, i sottotesti grotteschi che possono rivelarsi solo come mascherata di carnevale. Nel mondo delle e-girl, degli only fans, dei cuck e dei simp, di fronte alla mistress possiamo rispondere solo con Bombo Reloaded: Ha senso, ha perfettamente senso, niente da dire.

Tra le versioni più fortunate, segnaliamo quella dell’italiana Crudelia Memon che ci regala l’adattamento di un famoso libro per l’infanzia.
Il secondo personaggio è la stampante che fa brrr mentre eroga denaro nelle casse dello stato. Questo sì fa il verso all’attualità, cioè alle misure economiche straordinarie per fare fronte all’emergenza pandemica che, nella scenetta, vengono vanamente contestate dal ragazzino anarcoliberale. Tempo pochi giorni e la scenetta si è liberata del contesto di partenza e persino della stampante propriamente detta, proponendosi nella forma pura di un’interazione tra un agente razionale che si dispera e un uomo-macchina che ignora i più miti consigli, mettendo in atto il suo piano. Come qui, qui e questa bella rivoluzione.

Correggendo Jung, Furio Jesi sostenne che bisognava guardare non tanto gli archetipi singoli quanto le “connessioni archetipiche”, cioè le relazioni ricorrenti tra due o più immagini.
Siamo in presenza di una di queste ricorrenze, la stessa dinamica che muove Yes Chad, il meme nietzscheano che “dice sì alla vita”, rispondendo alle verbose accuse di un untermensch. Così come la maggior parte delle storielle che vedono me, il cane giallo, alle prese con l’idiozia di Cheems, il cane col difetto di pronuncia che la fantasia popolare esagera fino al ritardo mentale: io gli faccio discorsi seri e lui, idiot savant, ripete (male) un paio di parole in grado di vincere la discussione. Il chad monosillabico, il cane idiota, l’uomo-macchina che stampa brrrr, sono tutte figure diverse che funzionano allo stesso modo perché messe di fronte ad un identico nemico: la razionalità occidentale.

Questa relazione archetipica fondamentale è infatti un elogio della memetica in sé, il diorama che mette in scena il momento cruciale. Fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione, diceva un vecchio film italiano per descrivere il genio e noi possiamo ora scomporlo in tre maschere che possiedono tutte queste caratteristiche: il superuomo, l’idiota e la macchina. Mentre il buon senso, la ragionevolezza, l’argomentazione, il logos vengono espulsi dalla memetica con lo stesso gesto.

E infatti la chiudiamo qui.


Alessandro Normie NON ha pubblicato La guerra dei meme (effequ, 2017); NON scrive per Esquire Italia, Il Tascabile Treccani, VICE Italia, Not e altri; NON si occupa di filosofia, cultura pop, nuovi media et cetera et cetera. Si trova qui per sbaglio, amico di amici.