Iperdenti. Episodio 1: L’Altrove.

Romanzo suddiviso in tre parti: Altrove, Huper Vision e Iperdenti.

Genere: Fantascienza di Borgata

Il romanzo, ambientato a Roma Est, all’interno di un centro di scommesse sportive in prossimità di borgate periferiche, e scritto in prevalente accento romanesco, nel titolo allude a un gioco virtuale, nel quale vengono risucchiati i personaggi. Tean, Aida, Juri e Tim non sanno tuttavia di essere intrappolati all’interno di quel gioco, in cui accadono eventi incomprensibili. Nel gioco si sviluppa infatti la misura stessa della tridimensionalità, che gli è connaturata, per abbracciare altre dimensioni: mondi filiformi, in grado di generare altre realtà, tutte distorte. Così, nei pensieri e nelle azioni i personaggi saltano da uno stato all’altro, senza rispetto delle regole temporali. L’incomprensibilità delle azioni è frutto della logica del gioco, che invade la loro coscienza; e proietta il presente, che i personaggi vivono o credono di vivere, verso una deriva onirica e ferocemente surreale. Si tratta di un romanzo ciclico che nella sua struttura riproduce le gabbie virtuali che sono parte della condizione odierna.

Immagini da: (H)earth di Sante Simone, collage digitale, 2020.

L’Altrove

X pari

X1

Tim esce dalla “Sala Slot” per entrare nella “Sala Bestie”. I ragazzi si passano le canne uno dopo l’altro in attesa del risultato successivo, sempre vigili, con un occhio sbirciano la sala e con l’altro giocano a poker. Tim preferisce più guardarli che giocare. Si sente stanco e spento. Tanto vale andare a farsi un giro anche se piove. C’è quella tipa con gli occhi a rana che si crede Dioniso e gli vuole vendere i chiodi. Sempre lì, fedele all’angolo del portico da dieci anni. Senza di lei, quell’angolo non avrebbe alcun senso.

– ‘O voi un chiodo? A soli venti euro!
– No, non mi interessa! Non vedi che piove?! Mi serve un ombrello più che altro.
– Maddai che questo è un affarone!
– Se me lo dai a dieci lo prendo sennò ciao!
– E va bene te lo do a dieci, giusto perché so’ Dioniso.

Il nero del chiodo esalta gli occhi cielo dopo una tempesta, e quel giorno era molto grigio. Si mette le mani in tasca. Dentro ci trova una bustina di plastica con dentro dei cristalli vividi. Mdma. (Hai capito Dioniso!) Li ingoia senza pensarci troppo e ricomincia a camminare nella pioggia. L’asfalto specchia mille stelle a ombre disegnate, a piccole sfere. Nel silenzio invernale rimbombano suoni di farfalle spezzate dal vento. Ronzio sfrenato quando piove. Stroncarsi. Rifiutarsi. Eliminarsi a passo cadenzato, lento, tronco. Lastre di mostri nell’asfalto avanzano sotto il rosso del piede che contratto riflette macerie di sangue a fuoco lento. Odore di sugo alle mandorle nel passaggio di scale simmetriche, sradicate. Come si fa quando il passaggio lampeggia terrore?

– Hi, do you now, Man? I don’t understand you, man! Why? Because you play very much! And your friend there screaming always screaming, understand me?
– No, non te capisco. Scusa eh, devo salì sull’auto.

Un po’ stordito dalle parole di quel ragazzo africano, Tim si aggrappa al palo unto dell’autobus, perdendosi nelle frenate sonore. I passeggeri hanno i visi pieni di rughe, alcuni assorti, altri preoccupati, altri arrabbiati. Un pazzo tra i tanti esclama pareri ad alta voce, alla ricerca di un interlocutore, ma sono tutti stranieri. Lo guardano con aria interrogativa. Il pazzo tira per aria discorsi politici senza capo né coda.

– Perché i stranieri non possono votare, lo dice la legge. Solo gli italiani lo possono fare!
– Cosa? Vomitare?
– No, VOTARE.

Raccolto nel chiodo, Tim si annoia. Cerca di sfuggire ai soliti discorsi che si consumano nei luoghi e gli spazi comuni. La patente non se la può prendere, non ha abbastanza soldi. Da quando è morta la madre non riesce ad avere più i piedi per terra. Il peso del dolore dirama impulsi di frenesia in tutto il corpo. Cerca di combattere contro gli affronti quotidiani dello spazio, che gli propaga paura nei confronti del tempo. L’unico modo per non pensare è “l’Altrove”. Quando entra lì gli sembra di volare dentro sfere di argento, i tormenti sono evanescenti, la luce è più vivida, sente il sangue scorrere caldo fino alle unghie dei piedi. Dentro “l’Altrove” vede anche Tean che gira al centro di una sfera di cristallo, come quelle ballerine nei carillon.

– Che ce l’hai ‘na sigaretta?
– Alfre’, noo vedi che stamo nell’auto? Ndo’ ‘a fumi ‘a sigaretta?
– La fumo quanno scenno.
– Tie’ ‘a siga.
– Ao’, a Ti’, ma che stai a fa’ tutto penzieroso? Me pari tutto triste.
– Ma niente, pensieri…
– Io da ’na vita che penzo e penzo e nun risolvo niente. Sto appresso a Lucio che m’ha succhiato l’anima in tutti ’sti anni. Quello è un grossista serio, c’ha i piedi piantati pe’ tera. ’O sai che a vent’anni c’aveva ’a Ferari? A me invece le cose belle non durano, so ’n fenomeno in questo, so’ er numero uno. Per esempio, Sir non esiste più, l’ha divorato er Conad. Lo sapevi? Hanno chiuso. Ma a me che me frega! Problemi loro, tanto tra dieci anni vado in pensione. Certo, le albe me cominciano a pesà.
– Daje Alfrè, nun ce penzà. Tanto ormai la vita l’hai fatta no? Che te frega de Lucio e de le su’ Ferari, sta pe’ morì a forza de lavorà.
– Io sto a mori’, a’ Ti’, a forza de vede’ tutta quella carne, me sto a consuma’. E poi non se pia mai!
– E chi pia’, dimme ’n po’. ’O sai, no, che er gioco è così. Lavori pe’ giocà, te stai a lavorà e giochi, quindi quadra tutto. Ce sta gente che chiede prestiti pe’ giocà, porta in rovina ’a famija pe’ giocà e tu te lamenti, ma va va…
– Certo, te ch’hai vent’anni, c’hai la vita davanti.
– Sai che vita… oooh io devo scenne, ciao.

PORTA CHIUSA
FARE IL GIRO


Jonida Prifti, poeta/performer e traduttrice dall’albanese all’italiano e viceversa, nata a Berat (Albania) nel 1982, è emigrata in Italia (Roma) nel 2001. Tra le pubblicazioni: Non voglio partorire…(Alfabeta2);  Ajenk (Transeuropa); il saggio Patrizia Vicinelli. La poesia e l’azione (Onyx); Rivestrane (Selva) etc. Nel 2008, con Stefano Di Trapani ha fondato il duo di poetronica “Acchiappashpirt”. Insieme organizzano, dal 2010, il festival annuale romano di poesia sonora “Poesia Carnosa”.  www.jonidaprifti.com