James Ferraro, il minimalista.

Il 12 giugno è uscito il nuovo album di James Ferraro, Neurogeist, seconda parte di un progetto, Four Pieces For Mirai, che dovrebbe prevederne altre due. Il disco è uscito unicamente su Bandcamp, solo in digitale, senza supporto fisico, scaricabile alla modica cifra di dieci dollari.

Il progetto Four Pieces For Mirai, era stato preannunciato nel maggio del 2018 con l’intrigante Four Pieces for Mirai (Overture) EP per poi proseguire con la prima tappa ufficiale, lo scorso anno, mediante Requiem for Recycled Earth. Se per Requiem… la parola d’ordine (o quantomeno l’unica informazione presente sulla sua pagina Bandcamp) era “ecocide”, per questo è nientemeno che “cybernetic humanism”. Insomma, un progetto decisamente ambizioso, incentrato sul cataclisma climatico che stiamo vivendo e sull’apparato tecnologico che sempre più invasivamente pervade l’umano; ma proprio come è successo per ogni disco di James Ferraro, pochissime parole per temi macroscopici. Come già accaduto con altri album di James Ferraro, non si capisce se stia facendo sul serio o se stia semplicemente divertendosi a provocare. Eppure basta leggere una sua qualsiasi intervista per capire che si tratta di un musicista niente affatto superficiale, uno che non si serve di cornici intellettuali misteriosi semplicemente per prendere spunto e produrre i suoi dischi. James Ferraro sembrerebbe più che altro odiare i didascalismi, le spiegazioni troppo minuziosi (o fantasiose) riguardo a concetti più grandi di lui e di noi tutti. Quando un’artista prende lo slancio verso tali iperoggetti e si sofferma a scandagliarli minuziosamente, quasi sempre ne esce fuori qualcosa di pretenziosamente noioso e goffo, quando non addirittura ridicolo – d’altronde il discorso fatto da Simon Reynolds poco tempo fa era incentrato su parte di questi tematiche.

Quindi, apprezziamo questa sua cautela. Ma musicalmente come si presenta questo disco?

Il sound di Neurogeist è decisamente in linea con le ultime cose di Ferraro e non si distanzia affatto dalle lunghe cavalcate sintetiche che popolano Four Pieces… e Requiem… È ancora la potenza atmosferica a farla da padrone. Ci sono ancora brani che non sfigurerebbero nella sala d’aspetto delle varie Skynet o Cyberdyne Systems. Si tratta infatti di un disco ambient a tutti gli effetti, che sfocia volentieri nel minimalismo vero e proprio. Com’è noto, Ferraro proveniva dal noise, ma visse da protagonista la contemporanea scena del synth revival. Nel 2011 era riuscito a coronare il sogno di fare un disco con David Borden, eroe del minimalismo elettronico. Ma se a quei tempi la sua musica era sostanzialmente caratterizzata da rumore o da semplici trame sintetiche – ugualmente saturate di rumore -, da qualche tempo a questa parte sembrerebbe interessato fortemente alla composizione, nel vero senso della parola. Gli schizzi dadaisti di Far Side Virtual lo dimostravano già ai tempi, ma erano talmente situazionisti da mettere questo aspetto in secondo piano. Questo Neurogeist invece è composto da raffinatissimi brani di minimalismo HD – non saprei in quale altro modo chiamarli – che si propagano verso circolari e matematici movimenti di synth. Sembra proprio di sentire i momenti più cupi di Philip Glass, solo che in più c’è tanta elettronica. E così, tra arie larghe come vetrate che si affacciano sui grattacieli di Manhattan e cervellotiche trame che si intrecciano prendendo spunto dai tralicci di una zona industriale di una capitale a caso, James Ferraro prosegue il suo discorso con grande raffinatezza. In maniera totalmente anarchica e solipsistica. Lontano da major esigenti che dettano tempi e modi di uscita.
Divertente prendere lezioni di DIY da uno che anni fa era stato criticato e accusato di essere filo-capitalista per essere andato a curiosare tra le sfarzose boutique della Fifth Avenue.


Riccardo Papacci è co-fondatore e CEO di Droga. Ha scritto un libro (Elettronica Hi-Tech. Introduzione alla musica del futuro) e ne ha in cantiere un altro. Collabora con diverse riviste, tra cui Not, Il Tascabile, Esquire Italia, Noisey, L’Indiscreto, Dude Mag.