Come una torta di mele calda.

A E., compagna della sezione carboidrati.

In quello che – a torto – non viene mai celebrato come il migliore film del 1999, Jason Briggs, nel ruolo di Jim, chiede al suo migliore amico, più esperto di lui delle cose del mondo, di descrivergli la sensazione che dà “la cosa delle donne”.  “È come una torta di mele calda” risponde il suo amico Oz. “Ma fatta in casa o di McDonald’s?”

Il connubio cibo-sesso è probabilmente il più classico dei collegamenti intuitivi, dal momento che la nostra immaginazione segue il principio di piacere. Il clamoroso successo di un hashtag dozzinale come #foodporn, l’ossessione per  la cucina e per come si presenta il cibo, la mania di ingraziosire anche i più vergognosi spuntini segreti hanno evidenziato fino a che punto, in una società avanzata e (almeno per una parte della popolazione) opulenta come quella occidentale abbiamo un problema con il cibo. Dato che oltre che sessuofobica la nostra è anche una società grassofobica e che tendiamo a desiderare quello che siamo costretti a misurare, il cibo è più sexy del sesso. Un po’ di tempo fa, una persona che stimo molto ha iniziato a raccontarmi il suo rapporto coi formaggi. I formaggi a pasta dura, diceva, possono riuscire a lasciarti quel senso di fondente in bocca. Le consistenze friabili ma fondenti, come il comté, il gouda stagionato, la stracciatella e il gorgonzola, mi soddisfano. Odori e gusti forti, quindi, ma consistenze morbide. L’associazione con il sesso saffico è stata immediata e, in questo periodo di quarantena in cui vedo solo corpi di donne, ho avvertito un piccolo, piacevole brivido lungo la schiena. ll corpo delle donne, sotto certi aspetti, assomiglia ai formaggi: è morbido, sfruttato esteticamente e (per i più) difficile da trascendere dal latte. Dovremmo solo riuscire a convincerci che anche noi miglioriamo con il tempo.

La mia coinquilina inganna l’angoscia sfornando torte, splendide torte che poi divide in fette perfette con la sua spietata precisione da ingegnere edile. Le sue mani affusolate massaggiano la pasta, sfiorano i bordi, colmano di zucchero. I colori degli ingredienti sul tavolo della cucina ricordano le illustrazioni di un libro di Beatrix Potter o di un porno elegante di Erika Lust. Torta di mele, al cacao e pere, torta con arancia caramellata e zucchero di canna. Torta al caffè e cacao con quel tocco d’amaro che stuzzica le associazioni, cinnamon rolls dalla consistenza voluttuosa, da sfiorare con le dita e da cui leccare la cannella in punta di labbra. Il suo tiramisù, cremoso, equilibrato, perfetto e bello da vedere come una scultura greca o un dipinto pre-raffaellita, è stato il momento migliore di questa quarantena, e la sua torta di amaretti mi fa venire voglia di mollare tutti i miei progetti, tornare a lavorare in gelateria e chiederle di sposarmi. Ma direbbe sicuramente di no.

Quando mangio qualcosa che mi piace molto, provo la stessa sensazione di quando ho un rapporto sessuale con qualcuno che, per qualche motivo, mi fa stare bene. Le endorfine mi arrivano direttamente al cervello, il piacere mi esplode dai piedi alla radice dei capelli, sospiro e mi sento in colpa immediatamente dopo. Post coito mi guardo il mento, post torta mi tocco i fianchi. Il senso di colpa è un ingrediente fondamentale dell’eccitazione, come lo zucchero nei dolci della mia coinquilina. Se parliamo di sesso e senso di colpa, tanto vale andare a scomodare l’enorme retaggio cattolico che impregna la nostra società, fare un giro largo e notare quanto sono evidenti le sue implicazioni con il sesso BDSM. Senso di colpa, frustrazione, ascesi, desiderio di punizione, dolore. Senso di colpa, desiderio di punizione, diete repentine, piccolissimi strappi alla regola, dolore. Certo, il contesto sadomasochistico non riguarda la sofferenza in senso stretto: il gioco di ruolo è per definizione contrattuale, si basa su accordi presi in precedenza, prevedi sbarramenti, segnali e un sistema di comunicazione perfettamente funzionante fra gli interpreti. Il punto è il potere e le sue dinamiche, chi lo esercita e quanto, chi ha il bastone dalla parte del manico, insomma.

Per qualcuno non fare sesso è la più sublime forma di avere un rapporto sessuale: ad esempio, un mio amico allegramente cuck adora quando le sue compagne gli ordinano di non stimolarsi e di non provare piacere. La frustrazione e la tensione costante gli ricordano che appartiene a qualcuno, il non potere gli ricordano quanto si senta libero nel cedere il controllo della sua sessualità ad altri. Essere umiliato e deriso dalle donna che gli impediscono di masturbarsi lo riempie di una gioia sincera, non tanto diversa da quella che provo io guardando la mia coinquilina che zucchera e impasta. Non sa nemmeno se gli permetterà di darsi piacere a quarantena finita. Me lo racconta mentre chiacchieriamo su Skype, mentre io sbuccio una mela ancora acerba e la taglio in piccoli pezzi. Desidero zucchero, mandorle, cioccolato, e carboidrati complessi, ma ho deciso che il mio piano alimentare non prevede più dolci dopo le 10 di mattina. Mi infilo in bocca un microscopico spicchio dopo l’altro mentre il mio amico chiacchiera ostentando una calma zen e sono invidiosa del suo piacere, del suo modo di dominare l’astinenza trasformandola in fantasia e curiosità sessuale. L’unica cosa che io riesco a dominare, e neanche poi così bene, è il mio peso, imponendomi la stessa ferrea disciplina che il mio amico riserva alle disposizioni delle sue partner. “Come fai a non volere sempre di più?” gli chiedo “Come fai a non impazzire di desiderio, a resistere agli stimoli, a non mandarla al diavolo e toccarti?” Sto perdendo la pazienza per lui. Come fa a essere così calmo dopo giorni di astinenza? Come fa ad apparire solo estremamente grato? Lui sorride sereno dall’altra parte dello schermo: “La pazienza” dice “è qualcosa che si impara. Se non ti costasse niente non sarebbe divertente”. Ride: “E poi quello che voglio io è precisamente impazzire di desiderio”.


Sofia Torre, laureata in Mass Media e Politica, si interessa di gender studies e di porn studies. Suoi interventi sono apparsi su SexTelling, The Vision, Il Tascabile, L’Indiscreto, Not, De Genere. Fra i suoi articoli: Storia e Critica del femminismo antiporno (Il Tascabile); Perchè l’erotismo femminista di Erika Lust non è erotico (L’Indiscreto); Porno, mestruo e femminismo (Not).