Pornografia e necrofilia.

L’altra sera ero fuori a bere una birra con una mia amica e parlavamo di porno. Io, dopo aver passato un quarto d’ora a osservare il video di un anziano signore messicano che penetrava una torta di compleanno, sostenevo che il desiderio è come Lucio Dalla, anzi, è come il mare “non lo puoi recintare”. Che tutto è lecito, se rimane immaginario, che spesso è inconscio e che il fatto che ci si metta a questionare su come e quanto bisognerebbe voler scopare (volere, eh, non farlo effettivamente) è il segno della pruderie di fondo una società sessofobica, autoritaria e anche un po’ stronza. Lei sosteneva che ci sono limiti assoluti in ogni cosa, anche nel desiderio, e che certe cose sono offensive e sbagliate, e basta. Ad esempio, diceva, il porno violento. Il porno violento?  Sì, il porno violento. Quello con la violenza, la gente che si mena, le donne legate coperte di sangue.
È innegabile che i ragazzi imparino come si fa sesso con le ragazze dai porno, diceva invece di bere la sua birra. E imparano male! E poi ammazzano le donne! Succede sempre! Guardano porno strano con catene fruste e bavagli e poi ammazzano le donne perché credono che vada bene così!
Pensai che in fondo poteva essere divertente vedere fino a che punto potevo arrivare con le provocazioni. Questo è più o meno il discorso che le ho fatto, dopo che le birre sono diventate cinque o sei.
Le premesse erano, più o meno, queste domande. Che porno dovrebbe guardare una femminista? Esiste qualcosa che non è lecito trovare eccitante? Faccio in tempo a bere un’altra birra prima che questo luogo chiuda?
Il dibattito sulla legittimità o meno del porno ha infiammato i femminismi per tutta la durata degli anni Settanta e Ottanta. Il porno è l’anticamera dello stupro, dicono le femministe antiporno (e ne ho scritto qui https://www.iltascabile.com/societa/femminismo-antiporno/). Il porno è uno strumento di autoaffermazione e di riappropriazione del corpo, rispondo le pro sex, il porno è variegato, e può essere positivo. Ok. Io propongo di andare oltre.

A favore della necrofilia

Esistono almeno tre ragioni per schierarsi a favore della necrofilia. La prima riguarda l’unica possibilità delle donne di riuscire ad evitare una volta per tutte di avere rapporti sessuali senza sentirsi colpevolizzate per le loro pulsioni e i loro desideri. Non si dovranno giustificare con nessuno, dopo, nessuno si sorprenderà se rimarranno in un silenzio di tomba generalmente considerato scortese.

Il sesso del futuro è arrivato. In teoria, in quanto giovane donna single, posso fare tutto quello che voglio.  Posso avere rapporti sessuali con più persone insieme, di sesso e di genere diverso. Posso calpestare un uomo coi tacchi a spillo, convincere una donna a solleticarmi la pianta dei piedi con una piuma, farmi leccare la schiena da un’intera squadra di calcio o masturbarmi vestita da Carmen Miranda.

In pratica, la questione è molto diversa. Il sesso ben riuscito è un immeritato incidente chimico, ma noi, inetta società umana eteronormata e patriarcale, ci intestardiamo ad abbellirlo e a renderlo ancora più difficile, legandolo, nella narrazione e nell’immaginario mainstream, all’amore romantico, ovviamente in modo unilaterale. Lo stigma del sesso colpisce solo le donne, e le colpisce a prescindere da quali effettivamente siano i loro desideri, basta che esulino dalla passività, dal sentimento amoroso, dalla tenerezza e dalla dolcezza.  L’amore, nella vita delle donne, si configura come un evento escatologico, totalizzante, messianico, e, se sei una donna, sembra non ci sia modo di sfuggire alla tentazione di etichettare una storia d’amore come l’unico avvenimento in grado di restituire un senso alla vita umana. La rappresentazione dell’autorealizzazione sessuale è un topos letterario e cinematografico, da cui nemmeno i film indipendenti, teoricamenti intellettuali, si salvano. Ad esempio, in Prima dell’Alba di Richard Linklater, Jesse e Celine si concedono una notte per conoscersi, si interrogano sul senso della vita e su cosa significhi la soddisfazione personale. Jesse vuole disperatamente avere successo, anche se questo significa tornare a casa da solo ogni sera. La sua interlocutrice ribatte con un memorabile “Alla fine tutto quello che facciamo non è un tentativo di essere amate un po’ di più?” Insomma, nemmeno per una notte è possibile avere rapporti scandalosamente carnali che non implichino il nominarsi: l’esplorazione sessuale è pervasa da una forma di nostalgia per qualcosa di più nobile, di migliore, che ci stiamo perdendo. Riassumendo, perché il desiderio di una donna sia accettabile, la deve contemplare totalmente remissiva, restia a fare la prima mossa, possibilmente molto passiva a letto. Quando puoi essere all’altezza di queste aspettative più di quando sei morta?

La seconda ragione prende le fila da una considerazione che la mia amica ha definito nichilista e ridicola, ma solo perché la sua birra stava finendo. La vita quotidiana è costellata di scelte miscroscopiche e assolutamente irrilevanti che sembrano avere come unico scopo il farci dimenticare che siamo intrappolati in una precarietà più ontologica che economica, in cui non possiamo fare piani. Non è propriamente vero che There is no alternative, più che altro There is no considerable alternative. Mare o montagna? Pesce o pollo? Essere sepolta o essere cremata? Sembra l’incipit di Trainspotting: Scegliete la vita, scegliete un maxi televisore del cazzo, ecc. Ma non vi siete rotti i coglioni? Scegliete di spiazzare, sia anche solo per quanto riguarda la soddisfazione temporanea di un bisogno non vostro. Scegliete di fregare quelli che vi vogliono eternamente giovane, profumata e bella. Scegliete di donare il vostro corpo ai necrofili.

La terza ragione è squisitamente stilistica. Proprio come ci attendiamo di vedere mostri nei  film dell’orrore, pistole e tavole calde nei film di gangster, cavalli e cowboy nei western, così in un porno ci aspettiamo di vedere corpi nudi e vivi impegnati in numeri sessuali. Dove narrazione ed estetica si intrecciano, si potrebbe pensare di abolire limiti a favore di una nuova avanguardia artistica, che ci turba solo in quanto novità, tipo i futuristi ma con i genitali.  Eppure, il sesso rimane qualcosa di sconvolgente e scandalizzante, che additiamo arrossendo dimenticandoci che lo spettacolo del sesso può essere normalizzato, l’habitus sociale può essere modellato. La novità può essere un fattore importante nel mondo del porno, e in questo caso il successo può essere raggiunto senza nemmeno darsi la pena di mettere in scena fantasie complicate. Certo, perché si possa parlare di successo, sarebbe carino che quest’ultimo riguardasse la realizzazione di un desiderio personale, immanente e non il frutto dell’ansia di appagare qualcun altro, ma cerchiamo di considerare i lati positivi. Puoi ricevere senza dare. L’inquietudine che segue la consapevolezza del nulla cosmico in cui precipiterai dopo l’amplesso, non è più un problema. L’ansia da prestazione è un fenomeno che non ti riguarda più, e nemmeno il nichilismo post coito.


Sofia Torre, laureata in Mass Media e Politica, si interessa di gender studies e di porn studies. Suoi interventi sono apparsi su SexTelling, The Vision, Il Tascabile, L’Indiscreto, Not, De Genere. Fra i suoi articoli: Storia e Critica del femminismo antiporno (Il Tascabile); Perchè l’erotismo femminista di Erika Lust non è erotico (L’Indiscreto); Porno, mestruo e femminismo (Not).