Primàdopo

Votare è un dovere di ogni cittadino: ma che non sia più un diritto è evidente, e che sia una buffonata ancora di più perché – alla fine – al potere non interessa chi sei : sui simboli , alle urne, non ci scrivi altro che una X. Il massimo dell’ umiliazione. Ma in effetti  uno dei motivi per cui va così di moda il votare ( c’è gente per il quale è tipo un hobby, unico – diciamo così – sbocco “creativo”) è ci siamo tutti dimenticati della “scrittura”: si intendo prendere la penna in mano e scrivere cose di senso più o meno compiuto, sulla carta.

Quante ore, da piccini, chini sui quaderni a righe e quadretti per cercare di scrivere bene le parole, quanti dettati in cui ancora si narravano storie di dio patria famiglia e guerre mondiali contro l’ invasor, che quando le scrivevi ti sembravano na bella cazzata che da un orecchio entrava e dall’ altro usciva. Ma al di fuori del tentativo di lavarci il cervello, era un allenamento per poter comunicare l’ esatto contrario una volta impugnata la penna. C’ erano insegnanti che esigevano una calligrafia impeccabile, ma ovviamente se la potevano sognare: loro fermi all’ ottocento, noi già lanciati nelle tag quando ancora quasi nessuno sapeva cosa fossero. Nessuno può fermare l’ evoluzione della scrittura, o almeno così sembrava.

E in effetti è andata proprio così : la scrittura si è talmente emancipata che non ha più bisogno di piuma e calamaio: ora infatti la scrittura è digitale, il computer non ha bisogno di inchiostro, tutto è asettico e la pagina / schermo si sozza solo se ci muore sopra un moscerino o rimangono tracce di unto quando non ti lavi le mani. Non senti odori, e men che meno sapori : una volta rosicchiavamo il cappuccio delle penne o succhiavamo le matite addentandole nei momenti di maggior crisi, vedi interrogazioni quando si è impreparati. Adesso che fai, ti mastichi il case del portatile? Insomma l’ occhio rimane quello maggiormente coinvolto, tanto che  si diventa ciechi non più per le pippe, ma per leggere digitalmente E se una volta ero curvo a cercare di  scrivere bene, ora sono e seduto su una sedia ergonomica  con la schiena dritta e scrivo male quando mi metto sulla carta: sembra che mi hanno tolto un pezzo di cervello.  Ricordo però quando mi ruppi il braccio destro proprio poco  prima degli esami di quinta elementare: alla fine, con atto titanico, imparai da autodidatta a scrivere con la sinistra e feci tutti i compiti in questo modo: non era certo un capolavoro di finezza, ma l’ importante era andare diritto all’ obiettivo promozione. Se avessi avuto un computer credo che mi sarei attaccato al cazzo: digitare con una mano sola è follia, con la dettatura vocale chissà che usciva fuori. E infatti stai a vedere che nel futuro non ci sia bisogno neanche delle tastiere: tutto si scriverà da solo, magari – come diceva Dylan – soffierà nel vento come in ogni proiezione postatomica che si rispetti. Noi intanto usiamo le mani per toccarci scaramanticamente i gioielli di famiglia, non si sa mai…




Demented Burrocacao è co-fondatore e CEO di Droga. Conduce Italian Folgorati per Vice, ha pubblicato, tra gli altri, l’album psichedelico Shell a nome Trapcoustic. Tra i suoi libri, Si trasforma in un razzo missile, uscito per Rizzoli Lizard e Italian futuribili, uscito per minimum fax.