Shinjuku era Roma Est – Se incontri gli Holiday Inn puoi incontrare Hideaki Anno.

Nei miei innumerevoli viaggi in Giappone, per lavoro o per diletto in quel di Tokyo, a parte Akihabara e Shibuya, quartieri per amanti di tecnologia e anime, le mie serate erano tutte dedicate al famoso quartiere di Shinjuku. Più che di quartiere dovrei parlare di città, perché è così che la indicano i giapponesi: la città di Shinjuku. Non perché sia speciale, ma perché Tokyo è composta da 23 città. Una megalopoli dove non si è mai da soli ma allo stesso tempo si può avvertire una solitudine palpabile. Insomma, se in mezzo alla folla di Tokyo cadi per terra, nessuno ti aiuterà a rialzarti ma devi farlo con le tue sole forze. Una filosofia di vita.
Shinjuku è da sempre indicato come il posto in cui trovi gli yakuza e la malavita in generale: Tsukasa Hojo in City Hunter ci ha giocato per anni. Ma è anche il posto nel quale trovi le associazioni LGBT, le sale giochi più divertenti, un cibo buonissimo (non ho mai più assaggiato dei Gyoza come quelli del localino cino-giapponese su Takeshita Doori), la gente più amichevole e accogliente. Ah, quante scopate bellissime con i gays di Shinjuku Ni-chome, quante risate con le travestite che mi chiamavano “Donkey” (non per le mie dimensioni), quante chiacchiere infinite con i miei autori di manga preferiti.Eppure, Shinjuku è un quartiere molto serio: è da Shinjuku che la megalopoli chiamata Tokyo viene governata e tutti gli snodi ferroviari passano da lì. Per convenienza, dato che durante il grande terremoto del Kanto (1923), la zona di Shinjuku fu risparmiata in quanto poco sismica, è qui che sorgono i più alti grattacieli del Giappone.
Ma Shinjuku è anche il posto nel quale ogni incontro, che sia di una notte o di una vita, diventa magico.

Perdersi per le stradine di Ni-chome, il quartiere gay di Shinjuku, è come perdersi per le strade del Pigneto: locali e localini ti spuntano davanti al naso uno dopo l’altro, con la differenza che come la scrittura giapponese, invece che essere in orizzontale, questi posti microscopici e accoglienti sono in verticale, impilati uno sopra l’altro in palazzoni altissimi, potrebbero essere degli ideogrammi con i quali scrivere una storia. C’è un piccolo Fanfulla, l’Arty farty, nel quale (l’ho letto l’indomani su un giornale!) ho ballato accanto ad una allora sconosciuta Lady Gaga, c’è il Dragon, che sembra un 30 formiche, più per il caldo da sauna in pieno giugno che per la struttura in sè, nel quale il Giannetti giapponese ti accoglie e poi ti disprezza malamente. C’è un locale di cui non ricordo il nome, che sembra il Wench: legno, oscurità, birre e la magia di trovarsi su una nave pirata in mezzo alla tempesta. Il mio preferito è il Mezzoforte, ogni sera gestito da una o due persone diverse: ci entri, sta al secondo piano di una palazzina, come se fosse un appartamento, ti siedi, ordini qualche snack e poi quando scoprono che sei italiano ti fanno mille domande. Ovviamente, quando uno dei gestori del mercoledì ha capito che amo gli anime, mi ha costretto a fare il karaoke sulle sigle di Mazinga Z e Jeeg robot che sono uguali a quelle giapponesi. E mentre io cantavo a squarciagola “Corri ragazzo laggiùùùù”, loro ai bagnavano le mutande e si innamoravano.

Ci si perde in queste strade. Anzi, in questi palazzi. Incontrare Hideaki Anno, il famoso regista di Evangelion, è come incontrare gli Holiday Inn che vanno a fare le prove al Fanfulla. La volta in cui ci siamo incontrati, lui usciva dalla stradina nella quale fino a mezz’ora prima, io mi ero rotolato in una sauna con una decina di bear giapponesi. Continuo a chiedermi se uscivamo dallo stesso posto, questo anche se so per certo che gli piacciono le donne e che è sposato con Moyoco Anno, autrice geniale di cui sono stato l’editor italiano per qualche tempo. Ma è inutile farsi queste domande, tanto a Shinjuku tutto può succedere, e le stesse domande ve le fate voi sui nostri VIP di Roma Est: con chi è sposato Demented? Gli piacciono le donne, gli uomini o la muraglia cinese? Io non chiederei, tanto non serve… Come a Shinjuku, anche a Roma est perdi l’orientamento (sessuale) se non fai le domande giuste. E forse, di entrambi i posti, è la cosa più bella.


Nino Giordano nasce a Palermo nel 1981. Da 22 anni lavora nel mondo dell’editoria, prima come traduttore e dialoghista per Star Comics, Panini, Dynit, Canal Jimmy e Giochi preziosi e poi come editore per l’etichetta indipendente LGBT Renbooks. Nel 2010 è stato l’artefice del rilancio di Sailor Moon in televisione in collaborazione con Toei, Kodansha, Mediaset e Giochi Preziosi. Tra le sue passioni la musica trash con la quale si diletta nei locali con lo pseudonimo d Dj Cessa.