Iperdenti. Episodio 18. Quel venerdì.

Romanzo suddiviso in tre parti: Altrove, Huper Vision e Iperdenti.

Genere: Fantascienza di Borgata

Il romanzo, ambientato a Roma Est, all’interno di un centro di scommesse sportive in prossimità di borgate periferiche, e scritto in prevalente accento romanesco, nel titolo allude a un gioco virtuale, nel quale vengono risucchiati i personaggi. Tean, Aida, Juri e Tim non sanno tuttavia di essere intrappolati all’interno di quel gioco, in cui accadono eventi incomprensibili. Nel gioco si sviluppa infatti la misura stessa della tridimensionalità, che gli è connaturata, per abbracciare altre dimensioni: mondi filiformi, in grado di generare altre realtà, tutte distorte. Così, nei pensieri e nelle azioni i personaggi saltano da uno stato all’altro, senza rispetto delle regole temporali. L’incomprensibilità delle azioni è frutto della logica del gioco, che invade la loro coscienza; e proietta il presente, che i personaggi vivono o credono di vivere, verso una deriva onirica e ferocemente surreale. Si tratta di un romanzo ciclico che nella sua struttura riproduce le gabbie virtuali che sono parte della condizione odierna.

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Immagini da: (H)earth di Sante Simone, collage digitale, 2020 

RV8 – Episodio 18. Quel venerdì.

C’è un sacco di gente a quest’ora. È venerdì sera. Sandra balla al centro del palco con tacchi a spillo a 15 cm. Pensare che prima voleva prendere i voti, invece ora il suo culo danzante scuote le dispersioni di coloro che strisciano sulla pista le scarpe, le borse calanti che non vogliono posarsi sui bordi del palco, protetti per benino dai padroni. La musica techno anni ’90 non gratifica al cento per cento, anzi, un po’ ammoscia. Sul bancone, una lunga fila per scrollarsi il negroni, il cocktail più efficace che esista per un venerdì sera di questo tipo. Il momento giusto per ubriacarsi senza dare conto agli amici che tristi ballano per non pensare a quello che è successo. È la serata giusta per pensarci. Ecco che arriva il venditore di rose con l’unico fiore rimasto, calante, chino verso il pavimento, il boccolo vuole cadere. Il venditore vagante stringe quella rosa nel pugno, come un trofeo in alto. Balla. Senza sosta, lui balla. La rosa rotea irrefrenabile, a destra, sinistra, su e giù. Il sorriso del venditore, la gioia delle sue gambe ravvivate, destabilizza gli altri danzatori. Aida si avvicina e gli offre il negroni. Beve assetato e continua a ballare, poi gira il suo sguardo verso gli altri. Sono tutti dispersi in nuvole viola. Aida non ne può più. Le manca l’aria. Segue una scia di fumo verso l’uscita. Finalmente può fare un profondo respiro. Intanto le anime sono dentro a cercare di colmare il vuoto del gioco. Meglio andare altrove, dove è possibile incontrare la luna, forse piena, oppure un after. Quelle foto del passato però tornano, echeggiano spavalde nella notte quando meno ci pensa. Bisogna guardare indietro. È necessario viaggiare nei fumi che evaporano nel cervello quando è alba. Poi ci dormi su, ma intanto bisogna tornare indietro.

Una carrellata di persone incorniciano i bordi della curva. Gli ultimi raggi prima del sonno della luna rinfrescano il viso, invitano al movimento, alla deviazione della direzione, a strade diverse. Aida vuole dimenticarsi. Si fa trascinare dalle piccole ondate di vento che come vertigine circondano le forme, le pieghe di un sorriso beato. Quell’abbraccio, prima ancora di vedermi nella mente, evaporava. Chissà quale direzione ha preso il suo spirito così frenato. Il ricordo di quel ballo. L’invito sulla pista, davanti a tutti gli altri. Quel danzare incosciente di due che si cercano. La sintonia dei corpi, le rotazioni muscolari, stendevano una piattaforma di laser che illuminavano gli sguardi. Può un essere così bello scomparire dalla sua visione?


Jonida Prifti, poeta/performer e traduttrice dall’albanese all’italiano e viceversa, nata a Berat (Albania) nel 1982, è emigrata in Italia (Roma) nel 2001. Tra le pubblicazioni: Non voglio partorire…(Alfabeta2);  Ajenk (Transeuropa); il saggio Patrizia Vicinelli. La poesia e l’azione (Onyx); Rivestrane (Selva) etc. Nel 2008, con Stefano Di Trapani ha fondato il duo di poetronica “Acchiappashpirt”. Insieme organizzano, dal 2010, il festival annuale romano di poesia sonora “Poesia Carnosa”.  www.jonidaprifti.com