TDK Dance Marathon – Quel 14 Aprile di sedici anni fa.

Sul web è quasi impossibile trovare reperti multimediali che riguardano la “TDK Dance Marathon” che si tenne per tre notti d’aprile nel garage dello stadio San Siro di Milano. Una decina di comunicati stampa, un paio di racconti pubblicati su forum online e poche foto di qualità piuttosto scarsa sono tutto ciò che ci rimane di quello che sembra essere un evento di cui pochissimi conservano il ricordo. Dunque, cosa avvenne nella metropoli lombarda per tre giorni di seguito? Correva l’oramai lontano 2005, e come per ogni aprile, i lavoratori dei settori del design e dell’arredamento si trovavano occupati ad allestire mostre e show-rooms in occasione del Fuorisalone, fiera del design che si tiene a Milano con cadenza annuale sin dagli anni ’80.

Tuttavia, l’esposizione di prodotti a fini commerciali non è l’unica attrazione del Fuorisalone: ogni anno l’evento ospita happening, incontri, presentazioni di opere d’arte, performance, mostre di ogni tipo e festival musicali, organizzati tra le zone centrali e quelle di periferia. È in quest’atmosfera brulicante di operazioni artistiche che riuscì ad inserirsi, quell’anno, la TDK Dance Marathon. Un evento organizzato dall’azienda giapponese di componenti elettronici “TDK” che propose, per tre giorni – dal 14 al 16 aprile – nottate all’insegna di musica elettronica, dj set dal vivo e aperitivi tra installazioni di video-arte e vortici di loop ipnotici e suoni sintetizzati. Molteplici i luoghi ad ospitare l’evento durante i tre giorni: dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da vinci allo Spazio Piranesi e i Magazzini Generali di Via Pietrasanta. Di una sede però, per motivi particolari, è opportuno parlare: il Garage dello Stadio Meazza (più comunemente noto come Stadio San Siro), che accolse la nottata del 14 aprile. Quella notte, la TDK Dance Marathon avrebbe fatto da after-party ad un evento accolto dallo stadio durante le ore serali; alle 18.00, su per giù, ebbe inizio infatti il Domus Circular, evento organizzato da Domus, (storica rivista di architettura e design fondata dall’architetto Gio Ponti nel 1928) con l’aiuto di Andrea Lissoni e Stefano Boeri, divenuto nell’anno prima direttore della rivista.

Da qualche parte sul web è ancora possibile leggere un manifesto dell’evento: sul volantino del festival, a distanza di poche ore si alternano incontri e presentazioni dirette da nomi come quello di Alejandro Jodorowsky, presente per un incontro sulla sua poesia e sulla lettura dei tarocchi, Matthew Barney, artista multimediale (ed ex-marito della musicista islandese Björk) premiato alla Biennale di Venezia, che all’epoca aveva da poco concluso il ciclo di cortometraggi sperimentali Cremaster; lo scultore americano Jimmie Durham e, anch’essa proveniente dai padiglioni della Biennale, l’artista cinese Cao Fei. E ancora: a mezzanotte Arto Lindsay, ricercatore della musica sperimentale statunitense, si sarebbe esibito per aprire la nottata di sperimentazioni elettroniche promessa dalla TDK Dance Marathon tra dj set come quello del duo post-rock Tarwater, quello di Asia Argento e quello degli Alter Ego (viene ricordata, da alcuni utenti, l’esibizione del brano “Rocker”). Alle 3.30 del mattino, però, accade qualcosa che attira particolarmente l’attenzione dei presenti all’evento: il regista e video artista Chris Cunningham presenta, in anteprima, alcuni minuti del suo corto Rubber Johnny, destinato a diffondersi nei meandri del web sotto l’appellativo di cursed video (“video maledetto”) e ad entrare in maniera permanente nell’immaginario collettivo di milioni di utenti del web. Rubber Johnny è delirante, ossessivo, incredibilmente disturbante: è una sintesi dell’opera di Chris Cunningham, personalità artistica dagli echi cyberpunk e horror, (conosciuto anche per essere tra i fautori dei VFX di Alien 3 e per essere stato contattato da Stanley Kubrick per il progetto del film Artificial Intelligence, poi ripreso da Steven Spielberg) regista di videoclip indimenticabili come “All is full of love” di Bjork, “Windowlicker” e “Come to Daddy” di Aphex Twin e “Second Bad Vilbel” degli Autechre. È proprio Richard D. James, in arte Aphex Twin, considerato una delle figure più influenti dell’intero panorama della musica elettronica, a comporre la musica per Rubber Johnny; è tramite la scelta del brano che fa da colonna sonora al corto di Cunningham che è possibile scovare rimandi all’incredibile opera frutto del genio di Aphex Twin. Il brano in questione, “Afx237 v.7non venne composto appositamente per il corto, ma è bensì parte dell’album Drukqs, del 2001.


C’è un particolare brano in Drukqs che è impossibile non aver ascoltato, anche involontariamente, almeno una volta: si tratta di “Avril 14th”. coverizzata e samplata centinaia di volte (uno degli ultimi ad averla rielaborata è il rapper statunitense Kanye West), “Avril 14th” è oggi considerata al pari dei più famosi brani di musica classica, e la nota interessante risiede nel punto più inaspettato del brano; il titolo (abbiamo motivo di credere, in maniera del tutto non casuale) riporta una data identica a quella del giorno dello screening di Rubber Johnny a Milano, durante la TDK Marathon. Qualsiasi fan di Aphex sarebbe pronto a confermare che non si tratta di una coincidenza. Negli anni, il musicista britannico ha, più di una volta, fatto coincidere rilasci importanti di nuovi progetti proprio con la data presente nel titolo del suo brano più lodato. Per la comunità dei fan di James, il 14 Aprile è una festa sacra, una giornata in cui celebrare il culto di quello di colui che è probabilmente il Dio della musica elettronica, un giorno in cui riascoltare le nostalgiche note del brano di Drukqs e in cui sperare nella notizia improvvisa di un nuovo progetto dell’artista. Grazie al montaggio frenetico che si adatta al ritmo forsennato della traccia, nel corto di Cunningham si alternano rapidissime immagini a infrarossi di quello che sembra essere un inquietante forma infantile, un bambino deforme con la testa enorme, su una sedia a rotelle, accompagnato da un chihuahua dalle sembianze altrettanto innaturali. Su un forum online, tra le pochissime testimonianze di un evento oramai dimenticato, un utente scrive:

Suoni secchi, quasi dei colpi poi un breve monologo…appare il freak, il cagnolino lo guarda, il freak ha la testa abnorme ribaltata all’indietro, l’inquadratura si stringe sulla faccia dell’essere, rotea la testa, estrae la lingua, la fa vibrare nell’aria…poi esplode un ritmo omicida, la follia di Aphex Twin trasposta in musica, il freak si anima e balla…e io con lui. Due minuti scarsi di delirio.

La notte dopo, quella del 15 Aprile, l’evento ospita l’esibizione di Apparat, pseudonimo di Sascha Ring, musicista tedesco che era tra i più conosciuti negli ambienti dell’IDM e della techno contemporanea, e del disc jockey T. Raumschmiere, fondatore insieme a Ring dell’etichetta discografica “Shitkatapult”. Intanto, in un altro degli spazi che ospita il TDK, si esibisce il musicista londinese Four Tet. La notte del 16 Aprile, invece, avviene il party di chiusura dell’evento, affidato ad uno dei gruppi musicali che più riuscirono ad avere successo in quegli anni: gli LCD Sound System di James Murphy.

A causa di problemi organizzativi che resero l’evento piuttosto caotico, il TDK venne sostituito, a partire dall’anno dopo, dall’”Elita Festival”; resta però il ricordo lontano e la consapevolezza che fu proprio Milano il luogo in cui avvenne la primissima proiezione del corto cult di Cunningham, divenuto virale in tutto il mondo e ispiratore nel 2018 di una capsule collection del brand Supreme, (che ha collaborato con il regista per stampare le disturbanti immagini di Rubber Johnny su capi d’abbigliamento come felpe e T-shirts). Resta la nostalgia di non essersi trovati di passaggio nella capitale lombarda, in un aprile del 2005, in cui era possibile incontrare, in un angolo del garage del San Siro, Alejandro Jodorowsky intento a leggerti i tarocchi, Matthew Barney occupato a dibattere sulle sue opere, ascoltare i synth di Apparat, degli LCD Sound System e di Four Tet; tutto nell’arco di  72 ore.


Arianna Caserta è nata a Roma nel 2001. Si occupa di critica cinematografica, si interessa di cinema indipendente e sperimentale, e di musica elettronica. È spesso utilizzata per Character Development. Perfetta interprete delle suggestioni dei cari Death Grips, continua a dare <<buona idee alle persone sbagliate>>.