Macchine ferme II

Fu così che diventammo immagini. O meglio, le immagini furono tutto ciò che rimase. Appena prima eravamo video. I grandi Classici. L’era classica delle PornoOlimpiadi. The church of snuff. Poi divenne patrimonio di memoria ad accesso casuale. Il popolo Verde di Venere colonizzò il pianeta terra al fine di allevare gli umani ed estrarre l’informazione contenuta nello sperma.

C’è una porta dentro il tasto esc del computer. Puoi entrarci solo bevendo la bibita al cioccolato, le due uova strapazzate e i pomodori: controlla lo schizzo, la lunghezza, il getto. All’ interno di esso sei tu, piccolo come un occhio cotto di un pesce. E l’acquario è un uomo nudo che suona un cancello con la testa, bicchieri di cristallo che si spezzano in una carne molle setosa. Eppure è l’alba, eppure è un palo, eppur si muove, ma la materia grigia è un salame da affettare con le lame arrugginite della sera che traballa in uno stagno.




Macchine Ferme è un’anti-graphic novel di Enrico “Infidel” D’Elia e Demented Burrocacao. Sono entrambi padri.