Anteprima: Cypher Sanctuary – My Pillars (Core).

Mi era già capitato di parlare di Vitaliy Bogachev, precisamente qui. Il suo disco precedente, Sanctuary, fu una delle cose più interessanti del 2018, oltre ad essere uno dei traini dell’effervescente scena elettronica russa.
A quanto pare il suo nuovo album è pronto e questa è un’anteprima dal suo prossimo disco. Sotto trovate una sua breve introduzione al brano.

“Il titolo del brano fa riferimento ai pilastri (Boaz e Jachin) nel Tempio di Salomone dell’Antico Testamento: «13 Il re Salomone fece venire da Tiro Chiram, 14 figlio di una vedova della tribù di Neftali; suo padre era di Tiro. Egli lavorava il bronzo, era pieno di saggezza, d’intelletto e di abilità per eseguire qualunque lavoro in bronzo. Egli si recò dal re Salomone ed eseguì tutti i lavori da lui ordinati.
15 Fece le due colonne di bronzo. La prima aveva diciotto cubiti d’altezza, e una corda di dodici cubiti misurava la circonferenza della seconda. 16 Fuse due capitelli di bronzo, per metterli in cima alle colonne; l’uno aveva cinque cubiti d’altezza, e l’altro cinque cubiti d’altezza
».
L’album è in generale ispirato all’Apocalisse di Giovanni, ho effettivamente cercato di rispondere a me stesso su questioni filosofiche/teologiche realizzando queste tracce. Stavo leggendo molti studiosi cristiani proto-ortodossi (Clemente d’Alessandria, Origene, Erm) anche filosofia tedesca (Hegel, Schelling, Boehme) e pensatori russi come Vladimir Solovyev (filosofo dell’800), Sergei Bulgakov, Dostoevsky. Stavo sperimentando molto con strumenti acustici come il clarinetto, la chitarra acustica e il pianoforte: usavo tutti questi contemporaneamente servendomi delle reti neurali e di sintetizzatori moderni.
Sono questi i due pilastri della traccia (naturale e sintetico), se vuoi, una sorta di tentativo di ottenere una polarità tra tecnologia e qualcosa di naturale. La tensione tra questi due principi è presente in tutto l’LP, ma in questo brano è evidente. Il suono stesso ha radici nel grunge degli anni ’90 e un po ‘nel prog degli anni ’70 di gente come Genesis, King Crimson, i primi Pink Floyd. Oltre a questo, mi interessa vedere come i meccanismi dei sistemi statali totalitari/autoritari cadono a pezzi di fronte a una nuova società globale alimentata dalla tecnologia. Sta diventando sempre più difficile controllare le opinioni delle persone con la propaganda e il lavaggio del cervello, perché tutti hanno facile accesso alle informazioni. Anche questa dimensione politica mi ha ispirato molto.”


Riccardo Papacci è co-fondatore e CEO di Droga. Ha scritto un libro (Elettronica Hi-Tech. Introduzione alla musica del futuro) e ne ha in cantiere un altro. Collabora con diverse riviste, tra cui Not, Il Tascabile, Esquire Italia, Noisey, L’Indiscreto, Dude Mag.