Suricìllo, tu nun saje, ‘e buscìe fanno ‘nnammurà.

Con le apparizioni di James Senese, Pino Daniele, Tony Esposito, Panoramics, ecc… in film come “No grazie, il caffè mi rende nervoso (1982)”, “Blues metropolitano (1985)” e “10 Anni… Suoni, Graffi e Graffiti della Nuova Napoli (1986)” si è descritto un quadro ampio della Vesuwave, quello diventato “istituzionale”, ma è una piccolissima parte del fervore che ha nutrito il rinnovamento musicale della musica napoletana tra il Festival di Licola del 1975 e l’arrivo dei telefonini (momento che ha visto per quasi tutti loro un lungo periodo di crisi artistica e disinteresse da parte di un pubblico alla ricerca di una nuova novità).

Panoramics – Estrellita (1984) Regia di Mario Martone

Nonostante la critica musicale abbia cercato di attribuire a quegli artisti la paternità intellettuale del nuovo suono di Napoli, salvo alcune eccezioni, la loro musica risultava distaccata dalla stratificazione culturale comune, perché diventata un po’ una ricerca antropologica nella prospettiva di una Napoli utopica che nella ferrovia per Portici immaginava il sogno steampunk. Percepivi le radici, ma sostanzialmente era scritta in un linguaggio diverso.

Probabilmente il rifiuto di alcune dinamiche che assillavano il contesto sociale, insieme al malcontento per dei problemi reali e importanti, era a suo modo un continuo della Sceneggiata Napoletana, ma le contaminazioni, specie di area anglosassone presero il sopravvento.

Il risultato non fu una destrutturazione degli elementi caratteristici, ma la sostituzione, perché l’intento di rompere con il passato era diventata più la necessità di distaccarsi da esso per proiettarsi altrove: in una dimensione dove troviamo anche Leo Nero, Tony Cicco e altri che venivano dall’area Progressive Rock.

Leo Nero – FREMO (1979) Regia di Toni Occhiello

Se consideriamo il fenomeno circoscritto alla sola area partenopea  potremmo trarre delle conclusioni, ma solitamente questo tentativo di connotazione riguarda da sempre un discorso di trovata promozionale, e perciò l’appellativo di “Nuova Napoli” perde il suo valore di contenuto storico-geografico e si protrae nel diventare una semplice etichetta per un certo tipo di musica.

L’apice di questo processo si manifesta in successi come “Kalimba de Luna” (disco per l’estate 1984) o ‘Stop Bajon”, divenuto un classico della disco europea.

Grazie anche ad artisti come Enzo Avitabile e Teresa De Sio che hanno saputo magistralmente arricchire la propria musica attraverso importanti collaborazioni con musicisti e produttori stranieri, oggi ci sembra scontato percepirli inglobati nel contesto. Questo perché l’alto valore artistico ha costruito un’altra sedimentazione culturale predominante nell’immaginario legato a Napoli, ma se non fosse per la poetica unica che li lega al sapore partenopeo e le varie incursioni nel folk revival iniziate da Roberto de Simone con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, sarebbero tutti da considerare degli artisti più internazionali che napoletani. Oltre che per la musica, anche per la natura di chi la pubblicava (quasi sempre grandi etichette di origine estera).

Teresa De Sio – Scura (Saint Vincent Estate ’85)

Differenti sono gli sviluppi, se pure per certi aspetti artefatti, di una collettività che si estende ad un’area geografica ben più ampia, in cui Napoli ha mantenuto il ruolo di capitale culturale.

Ad un certo punto però ti chiedi cosa avesse pubblicato negli anni della contestazione giovanile la Società Fonografica Napoletana (Phonotype), ovvero la prima casa discografica italiana fondata nel 1901, che nei propri studi di registrazione aveva ospitato una buona parte della vecchia Napoli.

Allarghi le ricerche e cominci a farti un’idea, soprattutto dalla storia dietro ai cantanti che impazzavano nelle televisioni private regionali durante gli anni ottanta e novanta. Arrivando così a chi produceva i loro dischi.

Patrizio Esposito – Na sbandata (ospite della trasmissione di Mario Trevi “Stasera Napoli…”, andata in onda su Napoli Canale 21 nel 1982)

Com’è noto l’ambito della musica napoletana non interessa solo Napoli, ma tutte le regioni dell’Italia meridionale, legate da una storia di unità politica durata oltre settecento anni, che intercorre tra la costituzione del Regno di Sicilia nel 1130 e l’Unità d’Italia.

In questo articolato territorio che nel dopoguerra subisce il massiccio spopolamento dell’emigrazione e la speculazione sulla Cassa per il Mezzogiorno, nasceranno una moltitudine di etichette discografiche specializzate in cui lavoreranno dei veri e propri maestri della sperimentazione sonora.

Con l’uso massivo degli strumenti elettronici si delineerà un diverso costume, moderno, ma strettamente legato alla tradizione. Lasciando intatta la melodia che rimane il fulcro di un’identità comune.

Gigione, Antonio Casaburi, Paolo Rescigno ospiti della trasmissione “Napoli Ieri e oggi” condotta da Nino Delli

Singolare è l’approccio con cui queste canzoni venivano concepite. Di base il carattere predominante restava quello di prendere stimoli e ispirazione da ogni dove per farle proprie, arrivando così a comporre dei brani originalissimi, ma anche a tradurre molti successi del pop internazionale, scelti per le melodie vicine alla musicalità napoletana.

Vince Tempera comparando “Yesterday” (dei Beatles) con “Munasterio ‘e Santa Chiara” (di Alberto Barberis e Michele Galdieri) e altre celebri canzoni, trova una ponte di collegamento attraverso la scala minore napoletana, giustificando che il pop internazionale a sua volta aveva attinto da questo bagaglio culturale. Credo che forse una parte vada anche ricondotta alla funzione di esportazione, soprattutto per gli italo americani, subendo la stessa sorte del cibo italiano e napoletano.

Allo stesso modo si è fatto per le canzoni tradizionali dandogli una nuova veste più accattivante per il pubblico, pilotato ormai dalla pressione che il mercato discografico mainstream esercitava da anni.

Gli antropologi ci spiegano come certe canzoni molto apprezzate in passato abbiano girato l’europa per secoli: tramandate da versione a versione, da luogo a logo, da dialetto a dialetto. Nella musica popolare questa è stata una pratica consueta fin dalle origini, che ci ha permesso, confrontando le innumerevoli variazioni, di ricostruire il tracciato della loro diffusione e in che modo il primissimo componimento di un trovatore medievale si sia adattato ai nuovi contesti. “A Campagnola” interpretata da Luigi Ciaravola si potrebbe ipotizzare come l’adattamento della “Canzone delle sei sorelle” interpretata precedentemente dalla NCCP, nel mezzo però esistono varie versioni pubblicate da diversi interpreti, ma anche altre raccolte dagli etnomusicologi sul campo, che provengono da un percorso completamente parallelo.

Nuova Compagnia Di Canto Popolare – Canzone delle sei sorelle tratta dall’opera teatrale “La Gatta Cenerentola” (1976)

C’è da dire che con l’avvento del diritto d’autore questa modalità comune in tutta la musica e poi rimasta principalmente solo in quella popolare si è posta in un limbo della legittimità, dove non venivano ripresi solo dei tradizionali di autore ignoto come “Cicerenella”, ma anche delle opere soggette ad una proprietà intellettuale. Per arginare questo limite sono state fatte delle straordinarie rivisitazioni sull’orlo del plagio, montando e sovrapponendo, in certi casi, anche più brani insieme. La citazione è così esplicita, e beneficia della preesistente popolarità di alcune melodie, ma il risultato è considerabile distaccato dalla fonte, perché assume un immaginario e una emozione diversa.

Nella selezione che ho composto troverete uno spaccato di tutto il rinnovamento musicale che ha interessato questo mondo: ovvero della nuova musica popolare, che è differente dalla musica popolare antica fatta di villanelle, tarantelle e strumenti etnici, ma ne conserva molte peculiarità. Alcuni degli artisti presenti in questa raccolta negli anni muteranno di considerazione in vero e proprio folk, riempiendo le piazze di tutte le feste patronali, gli altri daranno corpo a quella che verrà identificata come musica Neomelodica.

Brani

01. Tony Fabiani – Te Desidero – Motel (1985) Am Hi.fi Records

02. Patrizio Esposito – ‘Ncopp’e spine – Relazione Vol. 8 (1983) Zeus Record

03. Pino D’Andrea – Na festa e ballo – Di nuovo con te (1986) Meago

04. Nello Amato – Inganno – Storie d’amore (1986) Tre Golfi

05. Nino Ferretti – Amo un’altra – Sulo na notte (1988) Studio 7

06. Marco Antonio – E nun ce credo – L’anniversario – Giesse Record

07. Mario D’Amore – Lei scappa – Sogni d’estate (1987) Sea Musica

08. Mario Sarti – Quanno nun sto’ cu’ tte – E tu me piace (1986) Zeus Record

09. Lello Biondi – Stasera con lui – Innamorati (1988) Di.Elle.O

10. Vito Mariani – Lettera – Angelo e monello (1982) Dca Record

11. Mariano Alfano – Ironia – Io, semplicemente io (1985) Big Stereo Record

12. Gigione – Cuore – Cuore (1984) M.E.A. Sud

13. Cinzia Paglini – È dedicato a te… – È dedicato a te… (1981) Universal (Phonotype Record)

14. Alfio Lombardi – Storia d’amore – Siamo meridionali (1987) M.E.A. Sud

15. Roberto Stallone – Ragazza d’oggi – Voglia di vincere (1987) M.E.A. Sud

16. Fortunata Robustelli – Il mio amore sei tu – Uno due e tre (1986) Suony Records

17. Gianni D’Amo – Nuove sensazioni – Una storia d’amore (1980) Rico Records

18. Nino D’Angelo – Chiara – Fotografando l’amore (1986) Ricordi

19. Teresa Stile – Dimane – Vol. 4 (1987) Zeus Record

20. Martino Di Blasi – Reality (Dimmi che sei mia) – Vol. 5 (1988) Giesse Record

21. Pino Conte – Ragazzina – Appassiunatamente – VIP Records

22. Mario Da Vinci, Sal Da Vinci – Videogames – Footing (1984) La Canzonetta Record

23. Enzo Di Domenico – Robot – Vola (1982) Arpa Record

24. Mino Germani – Io te credevo donna – Lasciati baciare (1988) Giesse Record

25. Emilio – Ti amo – Emilio (1988) Sea Musica

26. Corrado – ‘Na sera ‘e maggio – Io, Napoli e tu (1989) Sea Musica

27. Massimo Rossi – Na vita senza na felicità – È arrivata già l’estate (1987) Six Record

28. Mauro Nardi – Goccia di mare – Goccia di mare (1988) Di.Elle.O



Flavio Scutti è appassionato da sempre di computer grafica. Dal 1995 conduce ricerche sui linguaggi audiovisivi attraverso lo studio dei sistemi elettronici. Con il conseguimento degli studi presso l’Accademia di Belle Arti la sua attività artistica si concentra nella produzione di contenuti multimediali per l’arte contemporanea. I suoi progetti artistici sono innumerevoli e spaziano dalla poesia alla computer grafica, dalla musica alla fotografia e all’arte visiva.