THEY LIVE – Rubrica di individuazione aliena e di studi kafkiani.

Quando Fidel Castro decise di permettere la pubblicazione di Paradiso di José Lezama Lima, l’incontro ravvicinato era già avvenuto. In realtà Fidel, che aveva qualche dubbio anche su Ernesto (poi dissipato, il Che era solo un umanissimo uomo), si era infine convinto dopo la misteriosa sparizione in volo sull’Oceano Atlantico di Camilo Cienfuegos, l’eroe di Yaguajay. Mentre Ernesto giurò di chiamare il suo primo figlio Camilo (e, tipico di un semplice umano, mantenne il giuramento), Fidel vide apparire il solito sorridente Camilo in una notte di Luna piena che col suo solito sorriso gli disse: “Non ti preoccupare, sono solo tornato a casa. Ogni tanto ci richiamano. Ne è rimasto un altro come me sull’isola, lo riconoscerai” e sparì per sempre pronunciando quelle due parole che in molti gli avevano ascoltato ripetere nei momenti più difficili della rivoluzione: “Quiero creer”.

Mentre veniva scortato dai suoi uomini all’incontro col signor scrittore Lezama Lima, Fidel ripensava a tutto questo, e come spesso gli capitava quando aveva un presentimento, sbuffava profondo col suo sigaro. Dentro di sé rideva per la cappa tempestosa che stava appestando la macchina e per lo sforzo dei suoi uomini che cercavano di non tossire e soprattutto perché pensava a quegli stupidi gringos che continuavano a fare film sugli alieni cattivi e se ne avesse avuto ora uno per le mani a quel gringo gli avrebbe fatto sentire il fuoco di un sigaro cubano su per le terga. Comunque aveva ragione Camilo, quando Fidel vide il signor scrittore Lezama Lima, giacca lisa pantaloni lisi cravatta lisa solo al tavolo di un bar che sorseggiava un whisky con cui faceva colazione tutte le mattine, la sua bevanda terrestre preferita, lo riconobbe. E si rilassò. Quante storie, pensò, per un centinaio di pagine di cazzi culi e vagine e circolazione minerale dei sessi, questi signori sanno il fatto loro, oppure si annoiano, oppure qualche altra ragione che non ci è dato conoscere, quiero creer, Camilo! Dopo di che chi c’era quel giorno ricorda solo un gran silenzio e le parole del signor scrittore José Lezama Lima che si stampavano nel silenzio e che così si espresse: “Con i film si possono fare dei bellissimi naufragi, costruire ponti nel cielo. Invece coi libri sembra vietato. Ah, sono intoccabili i libri. Vietato congiunzioni astrali. No trespass. Con le liste succede il contrario. Si chiudono gli occhi e si va avanti fino al nero o all’interruzione: e vengono in mente solo immagini di film. Magari è più naturale scrivere di libri come se fossero film. No, sbagliato. Come se i film fossero esistiti da sempre e il cinema fosse un episodio profetico già tessuto nel romanzo. Sta di fatto che a pagina 148 di Paradiso c’è scritto: “[…] Si slanciò verso Demetrio, con un gesto di implorazione, pregandolo di continuare a vivere sul nostro pianeta. L’eco della detonazione, roteando nelle stanze della casa, cinto di una maschera burlesca, storcendo la bocca, inaugurava un fiotto d’acqua diretto sulla fronte frigida e sudata dello schernitore schernito.”

Uno di quegli inserti sublimi e rocamboleschi che mitigano la vastità della plaga di memoria al lavoro e il suo gioco di lingua alta serissima di questo romanzo fiume. E i fratelli Lumière fanno giochi d’acqua così all’improvviso in una pagina qualunque di un romanzo fiume cubano dove uno zio un po’ pazzo spara un colpo di fucile in casa e per poco non ammazza il nipote. E i fratelli Lumière sono nella prima riga dei diari di Franz Kafka, questo poi fa paura, non si può spiegare, fa piangere quasi, nessuno ne parla mai, nessuno sa perché, c’è scritto: “gli spettatori impietriscono quando passa il treno”, così, prima riga, ecco perché i fratelli-luce dicono invenzione senza futuro, per dire quanto è disperante il non poter sapere chi fossero uno per uno quegli spettatori, e come è possibile che le immagini gli sopravvivano, fa male al cuore a pensarci, il nostro assurdo sparire, ecco lo sberleffo malinconico, l’unione di umorismo e fallimento con cui Camilo Auguste Louis Franz e yo moi José abbiamo provato a proteggervi”.


Lorenzo Esposito (Roma, 1974) scrittore e film programmer. Dirige la rivista on-line di parola e immagine “Film parlato”. Dal 2019 fa parte del comitato di selezione del Festival Internazionale del Film di Berlino (Berlinale). Dal 2003 è nella redazione di “Fuori Orario” (RaiTre). Ê stato selezionatore del Festival Cinematografico di Venezia (2001), del Torino Film Festival (2002-2006), del Locarno Film Festival (2013-2018). Ha pubblicato Il prossimo villaggio. Racconti e macchine del tempo (Caratteri Mobili). Tifa, sempre e comunque, l’AS Roma.