Viviamo in una realtà malata e non certo per una polmonite, la SARS-CoV2.
È altamente probabile che stiamo vivendo l’era, quella dell’Atropocene, in cui c’è meno accettazione della malattia fisica e del trapasso, l’accettazione della nostra morte e di quelli che sono intorno a noi. Insomma questa roba non sembra sempre essere una cosa normale. C’è un’anomalia. Qualcosa che sfugge al nostro sistema, ai nostri codici, alla nostra realtà.
Finché il problema è lontano non ci tocca, è come parlare di un mito, di una leggenda; ma adesso che invece lo viviamo a pochi passi da noi si parla di Trincea.
Una Trincea che viene raccontata in diretta senza uno stop, senza un respiro.
La Trincea in Diretta.
Ma il luogo della Trincea sono le nostre menti, in nostro reale-virtuale attaccato al computer, allo smartphone, all’adsl.
Il nostro essere umani è immerso in un sistema ormai fuori schema che di finge caos.
Questo schema che mai è stato così lontano dalla natura e dal naturale.
Cosa ne sarà dell’abisso asistematico dell’equilibrio cosmico?
Eppure è chiaro che non possiamo ormai tornare troppo indietro, non certo all’età della pietra, ormai abbiamo fatto tanti di quei giri di boa da esserci persi nel mare delle certezze snocciolate.

Ci renderemo finalmente, forse contro, che per avere un prodotto confezionato sugli scaffali dei supermercati, ed è solo un esempio, quello insomma che compare come creato da Dio in persona così com’è, sì proprio pensato e quindi direttamente creato, magari perfettamente sterilizzato, dietro c’è una catena produttiva infinita (essenziale?), una complessità, una realtà a parte, una realtà costruita, ma fatta da chi? Ma da noi chiaramente. Compresi gli schermi in cui ci guardiamo oggi, ci scriviamo oggi, ci inventiamo un’altra personalità oggi.
E allora? Dove vuoi arrivare?
Al senso intrinseco, forse non subito evidente, ma assolutamente fisiologico delle dirette di Inferno Store Roma, tenute dalla sottoscritta Claudia Rae.
E cos’è Inferno Store Roma?
Nato tra le mura dello storico Hellnation di Roberto Gagliardi, Inferno Store è un negozio di dischi, libri, fumetti, stampe, cinema, abbigliamento e accessori particolarmente attento alle produzioni indipendenti e artigianali, un punto di riferimento per le sottoculture giovanili della capitale e tanti appassionati di musica.
Quindi ricapitolando, vista la situazione e i decreti, il negozio l’abbiamo chiuso, sospeso attività e abbiamo sospeso anche le spedizioni, anche se non tenute strettamente a farlo, fino a nuovo ordine.
Però è come se ci mancasse qualcosa in questa scelta, un tassello comunicativo, non col mondo, di cui francamente non ci frega nulla, ma in generale un qualcosa da chiarire meglio in primis a noi stesse.
Che cosa è davvero Inferno?
Inferno è un luogo, non luogo di realtà.
Perché dovrebbe, allora, smettere di esistere, in questo frangente in cui tutto si ferma? Anche solo momentaneamente, per lasciare spazio all’altra realtà malata della SARS-CoV2?
Il punto è questo.
Già mi aspetto la replica di qualcuno: “ma sei comunque parte del sistema”.
Certo che siamo parte del sistema o meglio dell’eco-sistema, comunque la vogliamo mettere, e allora?!
All’interno di un sistema ed eco-sistema ognuno ha il suo ruolo da giocare per sovvertire le regole e cambiare il corso del letto del fiume.
Eccoci, dunque, alle dirette della Trincea della Mente di Inferno Store, questo è il nostro non luogo, la nostra realtà.
La nostra non è una Trincea Fisica, anche se qualcuno ce la vorrebbe spacciare per tale, ma nella maggioranza dei casi siamo solo un ammasso di materia grigia ammuffita costretta nelle proprie case pronta a fare i capricci, a fare della morale, a fare gli impauriti, o una materia schizzata ed esplodente di chi non ci si sente comodo in questa situazione, ma non ci sentiva neanche prima.
La trincea della diretta è un Inferno puro, la contro-cultura vs le massa impaurita e forcaiola.
Qui la paura non ci piace, non ci fa sentire a nostro agio. Qui la paura, il dolore, l’odio non vengono dimenticate e forse neanche del tutto esorcizzate ma vengono spostate, vanno in un’altra dimensione, quella della creatività generale.
Usa gli stessi mezzi della cultura di massa, ma inserisce contenuti diversi.
Una necessità prima di tutto espressiva, forse egoistica, all’appannaggio di pochi, ma la rivoluzione non è per le masse, amici miei! Certo neanche per le élite, capiamoci bene.
La rivoluzione è di chi la vuole fare. Non si può convincere nessuno, lasciamo perdere.

La rivoluzione deve essere una cosa “subdola” anch’essa, come un virus, si deve propagare velocemente, fare contagiati tra chi è predisposto a ricevere, portare le anime dalla propria parte, non solo fare prigionieri col corpo.
Deve insinuarsi nelle menti.
Cambiare i processi di produzione, di distribuzione e di valutazione, di beni e servizi si può. Non per tutti, ma per parecchi sì.
Evitare l’alienazione da adsl, evitare un mondo virtuale, un mondo in cui la vita sarebbe ridotta a non vita si può. Non per tutti, ma per parecchi sì.
Nelle mie dirette, quelle della follia già di gran lunga manifestata in passato, di una persona che sembra prossima al Tso, c’è tutta quella lucidità che manca alle persone “normali”, a chi vuole tornare alla “normalità”, beh non c’è nessuna “normalità” a cui tornare.
Bisogna spiegare che la televisione, Netflix, Amazon, ipermercati e centri commerciali sono la normalità da non replicare, che non si risparmia in nessun termine comprando in questi posti o usando questi servizi. Che le piccole realtà piccole, alle piccole produzioni, la varietà e la creatività, sono quello a cui agognare, il cavallo su cui puntare, basta veramente poco per sopravvivere, per ridividere, per cooperare e continuare a fare un lavoro su tanti livelli che è anche consapevolezza di sé e dell’altro, che anche è anche lo spasso e la spensieratezza, che è anche riflessione profonda e superamento della merda nel cervello.
Spiegare che quando ci diranno che possiamo tornare alla normalità, noi alla normalità non ci vorremo tornare. Possiamo modificare noi il sistema, rendere il capitalismo per come lo conoscevamo semplicemente sterile, snellendolo e alleggerendolo, con l’aiuto della tecnologia stessa che di per sé può essere un alleato e un punto di forza, un passo in più che ci insegnerebbe come, iper-stardardizzazione del prodotto (vedi grandi marche, brand, grandi fabbriche, ikea etc), consegne on-line di cose che trovi a 5 mt da casa tua, ipermercati, centri commerciali, siano l’espressione della realtà malata in cui viviamo, quella della SARS-CoV2.
Volete curarvi, volete estirpare il virus, beh c’è solo un modo, il virus della “normalità” mettetelo a tacere.
Claudia Acciarino è laureata in filosofia ed è attiva nel panorama underground di Roma. Ha curato per anni la direzione artistica del Dal Verme prima di rilevare il negozio di dischi Inferno Store. Porta avanti vari progetti musicali.