“Senza tetto né legge” è l’anti-“Nomadland”.

È passato già un po’ di tempo, e come tutti sanno, Nomadland di Chloé Zhao ha vinto il Leone d’oro alla 77esima Mostra internazionale del cinema di Venezia. Benché questa sia una rassegna storica, di solito i film che vincono a Venezia fanno cacare. Non sempre; di solito. Quest’anno non ci sono state eccezioni. Nomadland non è il film più brutto della storia del cinema, ma non è nulla di eccezionale. Tratto dal libro omonimo della giornalista Jessica Bruder, è una pellicola lenta e poco coinvolgente, intrisa di una retorica a tratti insopportabile. Come se non bastasse ci sono le musiche di Ludovico Einaudi, che insomma già questo dovrebbe far capire di cosa stiamo parlando.

Uno dei casi in cui i critici della Mostra internazionale del cinema di Venezia sorpresero fu per la rassegna del 1985, anno in cui assegnarono l’ambito Leone d’oro alla mitica regista belga, pionera assoluta della Nouvelle Vague, Agnès Varda, per il film Senza tetto né legge. Il film ruota attorno alla storia della giovane Mona, una ragazza che vive vagabondando. Si comincia dalla sua morte per andare a ritroso a scoprire la sua vita attraverso le testimonianze di chi l’aveva conosciuta in quegli ultimi giorni. Scarno e pregno di riflessioni esistenziali, Senza tetto né legge è un capolavoro vero e proprio.

Tra l’altro, si trova al momento su Mubi, insieme ad altri gioielli come l’assurdo Kung-Fu Master, che tratta della storia d’amore tra una donna adulta e un quattordicenne, il mozartiano Il verde prato dell’amore e altri.


Riccardo Papacci è co-fondatore e CEO di Droga. Ha scritto un libro (Elettronica Hi-Tech. Introduzione alla musica del futuro) e ne ha in cantiere un altro. Collabora con diverse riviste, tra cui Not, Il Tascabile, Esquire Italia, Noisey, L’Indiscreto, Dude Mag.