Viva la foca che dio la benedoca.

Come non scrivere una disamina del cult di Cicero disturbata nel mio eremitaggio dalla vita degli altri.

Sentii parlare di questo capo d’opera all’università, da parte di un cumenda in erba che ne coglieva soltanto il layer più trash. Immaginai Lory Del Santo con una foca nel passeggino, e, paga dello stimolo eidetico, accantonai immantinente la preziosa informazione. Ma la programmazione di Iris in periodo di quarantena potè laddove nemmeno una nutrita collezione di VHS registrati negli anni ’80 avrebbe saputo spingersi.  

Esempio di approccio n.1 Non acufeni, ma solide realtà.

Intanto partiamo dal fatto che Bombolo finalmente occupa i piani alti della narrazione nelle vesti inedite di professionista borghese, coniugato nientepopodimeno che con una lascivissima Dagmar Lassander e padre di una Michela Miti ninfomane ingenua. E questo è il rovesciamento supremo e primigenio con cui Cicero ci dice: la commedia sexy all’italiana è giunta al capolinea, non ci resta che il grottesco.

– Cara, perché mi ha detto ‘Condoglianze’?
– Ma nooo… è un modo di fare gli auguri della casa!

Grottesco che prende le sembianze lubriche e scivolose della foca-premio e la voce stridula e petulante dell’ineffabile Lory, infermiera veneta sbarcata nella capitale con quella ferrea e cinica struttura emotiva che solo le provinciali hanno. Avere vent’anni dieci anni dopo: la frana è franata, niente Easy rider al femminile, niente comuni, niente feroci impalamenti censurati. Un paventato  stupro campagnolo si risolve nel furto della pelliccia della Signora, proditoriamente sottratta alla proprietaria dalla protagonista di questo romanzo di deformazione.

Esempio di approccio 2. Decrescita per aenigmata

Il desiderio maschile nelle sue forme più scomposte e miserabili, e con le facce dei caratteristi nostrani più scaltri (Ennio Antonelli, Maurizio Mattioli – ahinoi pure lui -, Riccardo Billi, Victor Cavallo, Enio Drovandi, Franco Bracardi, Jimmy il Fenomeno) insegue una nuova inafferrabile Angelica (addirittura iconicamente legata a un albero come la figlia del re del Catai incatenata dai pirati sull’isola di Ebuda). Una periferia spoglia e a-territoriale (quanto di meno romano ci potremmo attendere) è teatro brumoso di un coitus mai interruptus perché mai avviato: alla fin dei conti, solo sognato.

– Grida grida che tanto io so’ sordo! (Cicero/Ingres)

Di boutade in boutade (firmate Cicero, Milizia e Sudrié), un funambolico salto di sceneggiatura spara la nostra eroina a Villa Sottiletta, centro di dimagrimento per obesi (la vista e rivista Villa Giovanelli, si pensi ad esempio al Vizietto). Assunta ipso facto come nuova direttrice, Lory ha già in serbo la cura delle cure: lei in fuga per il giardino e gli sbavanti in sovrappeso, bardati di tute pre-acetato, la rincorrono vogliosi. L’ipotesto ariostesco è qui scoperto, e ci troviamo nel palazzo di Atlante (Ronconi scànsate!), nel labirinto dei nostri aneliti inseguiti e sempre frustrati. E di nuovo irrompe il genio di Cicero che trasforma con un’accelerazione da comica la quête cavalleresca in un inseguimento alla Benny Hill, ulteriormente incalzato da un mandingo ipersessualizzato. È la liquidazione del genere basso-corporeo voyeuristico, avendone Cicero sublimato e depotenziato tutti i clichés a finalità erettile.

– Forza, è più facile di quanto pensiate!

Situazionista e anarchico, il film trasporta eroicomicamente nei non-luoghi dell’indisciplina e del palpeggiamento. Carnalissimo, greve e feroce il cameo di Moana a inizio pellicola (ma questo di sicuro lo sapevate già): lo scanzonato continuum sonoro di Detto Mariano cozza con la pretesa leggerezza della sequenza, dietro la quale fa di nuovo capolino lo sventurato duo Guida/Carati.

Minuto 2.20: – Ma deve andare molto lontano? – A Reggio Calabria, se mi regge il culo.

In ultima istanza, Viva la foca si risemantizza ora agli occhi dell’annoiato spettatore indivanato come messa in scena profetica della nostra attuale sessualità deframmentata e vietata, tra iperclassiche toppe della porta e peni-baguette, peni-tubatura, peni-vinavyl. Il sesso non esiste più, esiste solo il pensiero di un sesso imploso, barzellettistico, struggentemente ma comicamente distanziato. Ah, sì, e poi ci sono le coppie.

Esempio di approccio 3. Verso una nuova normalità



Petra Gratosoglio, auspicando che il Sole24ore spulci il suo conto in banca in un sussulto di filologia picoeconomica, si masturba pensando a Mattioli (Valerio).