La nostra vita è un poster.

La situazione è quella che è. L’impossibilità di tornare all’azione, al contendersi momenti di notorietà per sopravvivere, ci porta nella condizione in cui siamo ora. Bloccati nelle nostre stesse scatole. Il cervello di Adam Silver sta per esplodere. La Lega NBA è all’asciutto, ed insieme a lei le istituzioni tutte si muovono a tentoni penetrando spesse cortine di fumo. Le associazioni s’interrogano sul da farsi, su come continuare a portare i prodotti a casa.

Non soltanto loro, molti atleti trascorrono il tempo con le loro famiglie, la maggior parte del tempo viaggiano dentro videogames. Cercano di rimanere in forma, producono contenuti di richiamo globale su TikTok, guardano e rimirano i propri highlights, per il giusto nutrimento dell’ego, per analizzare i propri margini di miglioramento e per continuare a rimanere competitivi mentalmente. Ego-surfing la strada del contemporaneo.

In qualsiasi momento possiamo disporre di quantità sconfinate di documenti, dati, materiali multimediali per muoverci in modo istintivo, quasi diventando autistici, in una frenesia di flusso che sfocia nella pazzia. Senza guide, senza esperienze per sviluppare capacità cognitive necessarie sotto il bombardamento di argomenti, temi aggregativi, contenuti interdisciplinari, trame e significati di ogni genere.

Minnesota Timberwolves guard Jarrett Culver (23) moves the ball up court against the Phoenix Suns during the first half of an NBA basketball game, Monday, Dec. 9, 2019, in Phoenix. (AP Photo/Matt York)

Il problema è avere una connessione internet da sfruttare. Se si ha una connessione internet non tutto è perduto… Ma… Una volta che non la si ha più, tutto è perso, è finita. 

Perché pagare per essere connessi quando non si hanno soldi per comprare del cibo? E come si fa a capire come procurarselo, con la geolocalizzazione? E come si fa a fare l’amore con chi capita quando si è bloccati da soli in un seminterrato e non si hanno soldi per pagare l’affitto? Non si può nemmeno accontentarsi di rivivere le vecchie esperienze del passato, ci vogliono quattro mura intorno. Come si fa a dormire dopo che ti hanno cacciato di casa e tutti russano al Dormitorio di Accoglienza in via Marsala? E ti rubano le scarpe? E puzzano? E danno fuori di matto? Alla Caritas ti danno solo cento euro per mangiare.

Ad ogni modo ci vuole una connessione internet. Date a chiunque una connessione internet dove poter accedere per un po’ di tempo e conquisterà il mondo, riuscirà nell’impresa di fare un gran numero di danni nel minor tempo possibile, vedrete.

Passando ad altro, nella Lega ci si potrebbe ritrovare a fare delle mosse di cui non si ha la totale consapevolezza, dove non si è del tutto sicuri sussistano doveri e diritti per poterle compiere. Come potrebbe essere successo a Jarrett Culver, rookie al primo anno con i Timberwolves, qui lo vediamo esibirsi in un gesto tecnico durante una gara di regular season con i Bucks:

video:

La difesa è piuttosto rilassata, il numero ventitré trova aperto al centro e Robin Lopez (al dodicesimo anno in Nba) ha un aria abbastanza tranquilla. Decide di fare quello che si sente, e le sue capacità atletiche glielo permettono. Posterizza il ragazzone.

Lo sanno tutti che l’aria lassù si fa molto rarefatta e può dare fortemente alla testa, ogni giocatore ne vuole respirare un po’, anche il più spesso possibile. Salire in verticale a sfondare barriere di corpi e braccia che si frappongono tra noi e la nostra affermazione.

Il ragazzo ci prova e ci riesce pure, il fatto strano è che prima mostra i capezzoli e mezzo secondo dopo scappa come una gallinella inseguita da un branco di lupi. Ognuno di noi si è trovato in passato in questa situazione, ad agire nello stesso modo.

Noi tutti a volte prendiamo decisioni che vorremmo rimangiarci neppure troppo tempo dopo, e queste decisioni vanno a ricadere in territori che non ci appartengono, o che vorremmo possedere troppo presto.

Robin gli rivolge un’occhiata che non riesce a classificare. Poi i compagni di squadra iniziano a pressarlo, e non c’è più tempo. Jarrett si volta, si incammina lungo il parquet chiedendo il cinque. Scendono le scale che conducono agli spogliatoi, si sente il treno lasciare la stazione. Gli viene in mente che è la prima volta che vede un corpo umano soccombere da così in alto in Nba, e per qualche strana ragione è una cosa spiacevole. Considera che Atlantic City è soltanto a millecinquecento chilometri di distanza. E’ il luogo in cui la gente di Philadelphia va a prendere il sole e a respirare l’aria del mare. Non è la Cina. E’ praticamente alla porta accanto, e non vi è ragione di essere turbati. Nel tunnel il caldo è opprimente, e porta in sé il decadimento della gente che occupa i posti sopra di lui nel centro sportivo. Il treno va a centotrenta all’ora e non si può essere in grado di saltare giù se qualcosa va storto.

Quella stessa sera si fermò all’uscita dell’arena e pensò a dove andare. Era sempre un problema, dove andare e cosa fare. Lui non aveva nulla da fare e nessun posto dove andare. Aveva un bel po’ di soldi da spendere, ma non riusciva a pensare al modo in cui iniziare a spenderli. Non vi era nulla di speciale che desiderasse. Cercò di farsi venire in mente qualcosa, ma una parete montò nella sua mente e bloccò qualsiasi cosa fosse tangibile.

Squaderna. Aprile 2020.


(G) Squaderna è una porta, (R) un pomello o un vicolo. (I) Viaggiatore del tempo e blah blah blah (P) – binocolo, lente, (C) telescopio che osserva la spocchia da realtà aumentata corrente e diffusa. (ASINO)