Iperdenti. Episodio 2. Sala Bestie.

Romanzo suddiviso in tre parti: Altrove, Huper Vision e Iperdenti.

Genere: Fantascienza di Borgata

Il romanzo, ambientato a Roma Est, all’interno di un centro di scommesse sportive in prossimità di borgate periferiche, e scritto in prevalente accento romanesco, nel titolo allude a un gioco virtuale, nel quale vengono risucchiati i personaggi. Tean, Aida, Juri e Tim non sanno tuttavia di essere intrappolati all’interno di quel gioco, in cui accadono eventi incomprensibili. Nel gioco si sviluppa infatti la misura stessa della tridimensionalità, che gli è connaturata, per abbracciare altre dimensioni: mondi filiformi, in grado di generare altre realtà, tutte distorte. Così, nei pensieri e nelle azioni i personaggi saltano da uno stato all’altro, senza rispetto delle regole temporali. L’incomprensibilità delle azioni è frutto della logica del gioco, che invade la loro coscienza; e proietta il presente, che i personaggi vivono o credono di vivere, verso una deriva onirica e ferocemente surreale. Si tratta di un romanzo ciclico che nella sua struttura riproduce le gabbie virtuali che sono parte della condizione odierna.

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Immagini da: (H)earth di Sante Simone, collage digitale, 2020 

X2

Non sento più nulla. Il riflesso del mio viso sulla vetrata di questo gioco astrale mi sembra fumoso, spaziale. Il touch screen mi annebbia la vista. Perdo l’equilibro quando entro in “Sala bestie”. Mi siedo in silenzio e butto i miei ultimi euro sui denti d’oro. Una bestemmia vola in senso orario. Lui, seduto sulla poltrona blu, sotto le luci rosse si concede la libertà dell’espressione. Mi avvicino piano, gli chiedo una sigaretta e mi perdo anch’io nel vuoto dei suoni crepuscolari, inventati appositamente per chi vuole godere il proprio tramonto. Lo zoppo dorme appoggiato alla Macchina Texas. Il silenzio dopo il suono delle macchine dissonanti avanza elettricamente, e i miei passi vanno verso il tabellone del jackpot di sala: 345.987.356.

– Tean! Esci da qui, corri subito allo sportello!

– Mi fai finire almeno la sigaretta?

Oki scompare dietro la porta a vetri blu lasciando la sua ombra attaccata alla mente. Quando emette ordini, anche dopo averti concesso qualche piccola libertà come pranzare, andare al bagno o fumare una sigaretta, la sua voce stridula e imponente si attacca nella testa, per contaminare la pausa di azioni di futuri prossimi.

– Ragazze, potete venire nel back office? Vi devo dire due parole riguardo il nuovo gioco.

Chi rimane allo sportello?

– Rimani tu, Tim, visto che sei nuovo, c’è tempo per te. Lasceremo la porta aperta in modo tale che anche tu potrai sentire la riunione e magari se proprio non ci sarà nessun cliente potrai anche interagire.

– Va bene. – obbedisce Tim all’ordine di Oki.

Silenzio ragazze! Devo ancora cominciare a spiegarvi come funziona il nuovo gioco. Innanzitutto il nome è “l’Altrove” e io da ora sono la vostra Maestra Oki, voi invece siete i miei seguaci. Ora andate di là a lavorare, su su, bigliettare, bigliettare!

– Maestra Oki, come facciamo a capire come funziona questo gioco se non hai spiegato niente? – domanda preoccupato Tim.

–E’ qui che ti voglio! Il problema di come funziona è vostro, non di certo il mio. Stasera a casa ci penserete. – risponde decisa Oki.

– Se non ci riusciamo? – insiste Tim.

– Andrete avanti finché non lo avrete risolto. Adesso andate! – risponde stizzita.

Oki raccoglie le cose sparse sulla scrivania ed esce in fretta dal back office. Entra in macchina e mette in moto. Nemmeno il tempo di uscire dal cortile che una voce la chiama.

– Maestra Oki!

Mannaggia la miseria, proprio ora che stavo facendo manovra, pensa Oki. Si gira e vede Tim dirigersi verso la macchina ancora in moto. Abbassa il finestrino, affaccia fuori la testa e si ritrova il mento di Tim a pochi centimetri dal suo. – Qual è il problema?

– Maestra Oki, ha dimenticato questo!

– Ah! Grazie caro.

– Prego,maestra Oki. Posso chiederle che cos’è?

– Vedi, caro, quello che hai in mano è “l’Altrove”.

– Non capisco.

– Lo capirai.

– Quando?

– Quando sarai pronto a gestire te stesso e poi magari anche la “Sala Bestie”, capirai cos’è l’Altrove.

– Se non riuscirò a capire l’Altrove, mi troverà lui?

– No. Impossibile.

– Allora posso tenere il suo “Altrove”, così non rischio di non trovarlo mai?

– No! Questo è mio, non può mai appartenere a te.

– Lo dice lei, maestra Oki!

– Dammelo subito!

Tim si allontana in fretta correndo verso la “Sala Bestie”. Si nasconde ben bene dentro la macchina dai “Denti D’oro”. La maestra Oki lo cerca ovunque, ma non lo trova. A passo veloce si dirige verso la macchina. Nervosamente mette in moto e riparte.

Sulla Togliatti a quell’ora il traffico è infernale. Oki cerca di distrarsi cantando Gelato al cioccolato di Pupo, ma niente, lo stomaco comincia a lamentarsi dalla fame. Non ha toccato cibo da ieri sera. A pranzo ha fumato solo una sigaretta. Intimamente spera di fare in tempo a fare la spesa dal bangladese.

– Signora, carciofi?

– Sì, caro, sono freschi?

– Sì signora, controlato io matina.

– Bene, mi dia pure le zucchine.

La pioggia le bagna gli occhiali. Non se ne preoccupa. Pensa al capo che la rovescia come un calzino tutti i giorni. Calcoli, calcoli, calcoli… Aggiornarsi sempre, controllare i risultati ogni mezz’ora, sperare che ci siano perdite (per il momento voglio staccare la testa e preoccuparmi per la perdita del mio lavandino che gocciola a pause di 10 sec). Mentre si addice ad asciugare perfettamente le gocce suona il cellulare.

– Pronto?

– Oki, abbiamo vinto! C’è solo una giocata di 40 mila euro, devi controllare se ci sono delle anomalie. Spero che ci siano delle anomalie, così evito questo sborsamento. Il responsabile delle quote mi ha confermato che ci saranno delle variazioni che riguardano le puntate sospese. Mi raccomando al nuovo gioco, Oki! Ti raccomando “l’Altrove”! Ci sono stati assenti?

– No, tutto a posto. Le presenze le manderò entro mezzanotte, il tempo di cenare.

– Va bene, fammi sapere appena le mandi, così le controllo. Ciao.

– Ciao.

Poggia con irruenza il cellulare sulla scrivania e si sbriga a mettere la pentola al fuoco. Prepara i carciofi con le zucchine e insieme li butta sulla pentola aggiungendo l’acqua e il sale. Intanto, per tamponare la fame, si mangia i biscotti fatti con la farina di riso al forno. Velocemente si spoglia e si fionda sotto la doccia. L’acqua è bollente, ma non se ne cura. Fa scivolare il bagnoschiuma al cocco sul corpo umido. Mentre si passa la spugna sulle piante dei piedi pensa a quanto è stanca. Non riesce a piegarsi in basso, la schiena scrocchia, è da tempo che non va al corso di salsa. L’ultima volta che ha ballato è stato un mese fa. Ricorda che il suo maestro la cingeva sulla vita con le sue mani delicate. Anche lei ha risposto stringendolo leggermente sul braccio. Seguiva i suoi passi, uno ad uno, fino a quando quella stronza di Sandra lo ha rubato via trascinandolo per la pista. Ha dovuto finire il ballo da sola, oppressa dallo sguardo degli altri. Questo ricordo rallenta i movimenti sotto la doccia. Lo squillo assillante del citofono agita i muscoli, e Oki esce coprendosi con l’asciugamano blu.

– Chi è?

– Bella, sono io!

– Sandra. Sali! – Si sistema i capelli in fretta e va ad aprire la porta.

– Ciaaooo, tesoro.

– Ciao! Come va?

– Che te lo dico a fare, sono stata travolta da un pessimo evento.

– Che è successo?

– Il nuovo arrivato mi ha rubato “l’Altrove”.

– Oddio, davvero?

– Purtroppo sì.

– Ma scusa, minaccialo, digli che se non te lo restituisce lo licenzi.

– Non sono riuscita a trovarlo. È scappato non so dove, e poi è rischioso licenziarlo. Dovevi vederlo com’era eccitato. Sembrava aver trovato un tesoro.

– Mannaggia, non puoi parlarci tranquillamente? Magari capisce.

– Mi devo preparare a quello che succederà domani. Spero che non lo venga a sapere il capo. Va bene, comunque. Tu come va?  

– Eh… al solito, stressata.

– Uff, che noia, sei sempre stressata e depressa.

– Dai, stavolta ho escluso “depressa”.

– Eh… capirai! È uguale.

– Tu pensi di essere perfetta?

– No, però la gente non lo sa.

– Ah vedi, devo imparare da te! Senti, Oki, mi è successa una cosa strana. Ho ricevuto una strana lettera da un anonimo. Siccome tu hai a che fare con certi personaggi, forse mi potrai consigliare. Forse è uno dei tuoi clienti. Chissà!

– Non perderti in chiacchiere e fammela leggere!

Nei filmati visti sei rude ti masturbi e sei assatanata tua sorella l’ho scopata le figlie di Otello e quella delle assicurazioni tua sorella ha messo la cimice al bagno e si vede e si sente tutto stai una favola basta fare la suora seno lo faccio vedere a tutti io sto con Eva Henger. Ho visto un tuo filmato nuda in doccia e bidè dove ti toccavi e venivi e hai fatto le peggio porcate tu lo sai perciò tua sorella ha avuto 300.000.000 euro e so con chi hai scopato fino a 10 anni fa Sandra. Il mio sogno è farti godere vederti nuda rasata tutta con i tacchi a spillo non scopi con il tuo lui da 10 anni ma ti masturbi ogni giorno ho scopato tua sorella x anni. Ora fai tu dici no io butto tutto me non negarti questo ho un cazzo 25 cm non come i tuoi finti se vuoi ci vediamo E.Hotel io te e Eva Henger e facciamo di tutto.


Jonida Prifti, poeta/performer e traduttrice dall’albanese all’italiano e viceversa, nata a Berat (Albania) nel 1982, è emigrata in Italia (Roma) nel 2001. Tra le pubblicazioni: Non voglio partorire…(Alfabeta2);  Ajenk (Transeuropa); il saggio Patrizia Vicinelli. La poesia e l’azione (Onyx); Rivestrane (Selva) etc. Nel 2008, con Stefano Di Trapani ha fondato il duo di poetronica “Acchiappashpirt”. Insieme organizzano, dal 2010, il festival annuale romano di poesia sonora “Poesia Carnosa”.  www.jonidaprifti.com