Non ho nulla contro il sole.

Non ho nulla contro il sole – e fa anche ridere e pena specificarlo –, ed anche le connotazioni estetico-simboliche che ad esso possono essere correlate sono molteplici e talora persino opposte [o apparentemente tali], e pertanto, quel che vado a dire implica una tensione mia personale pure spontanea ed irrazionale: ma comprensibile se e solo se contestualizzata rispetto all’uso medio corrente dell’espressione imputata e alle modalità e alle circostanze in cui generalmente viene espressa [secondo altri usi e circostanze, non ho alcun problema estetico-etico-economico- politico]:

Porca Madonna, ho delle difficoltà e provo disgusto quando sento dire o leggo persone indicare altre persone o se stesse come « persone solari ».

Ma, a questo punto, parlerei di «lunari» – anche. E però, di persone che si descrivano come tali, ne conosco poche – e in genere sono persone che hanno ragionato, più o meno estensivamente e più o meno bene, sui concetti e simboli afferibili a «solare». A volte sono messe male comunque, eh: talora, sono la versione “underground” dei coglioni che si dicono pianamente “Solari” con estetica-etica da fan di Jovanotti.

Io non mi descrivo attraverso nessuna delle due aggettivazioni, e attraverso entrambe eventualmente – ma certamente non nel senso comune in cui esse vengono brandite ed espresse. Per quel che conta: cioè niente.

– Descriviti con tre parole:
– Prima di tutto, sono solare! […]

Bene: in quei casi, io so che mi devo alienare, per non aderire ad una figura della partecipazione che è una delle forme dell’alienazione stessa.

Ma accade anche in giro. Ci sono persino imbecilli che fanno domande del genere dal vivo ad altre persone. Non c’è fine alla miseria – mai pensato il contrario: e giammai con fatalismo collaborazionista di merda, nondimeno.

È uguale, dire: « Sono una persona solare », in media, e dire: « Sono un cane da appartamento » – e oh, i cani mica hanno, né possono avere, alcuna colpa, “chiaramente” [dovrebbe essere ovvio, e infatti non lo è].

Vorrei aggiungere – a caso, perché mi viene in mente – che una cosa per me piacevole, è la faccenda del gotico come già anche tropicale: è quasi un cliché di merda, ma vale forse la pena di ricordare che il cosiddetto stile gotico, che ovviamente non è compatto e scleroticamente determinato [certo, ogni stile tende a ciò, come stile: Alexander Dorner ne parlava come di «ultimo riparo dell’Uno» – e 1 non è 0 o 0 = 2, o, pur emeglio, 0 = n] ed è una codificazione cretina, contiene elementi estetici diffusi largamente presso l’Oriente geograficamente collocabile e nel Sud ed in regioni tropicali – non è una roba “nordica”, o solo tale, genuinamente tale – al di là del fatto che non vuol dire un cazzo: ma ci sono troppi pezzi di merda fascisti e variamente, capricciosamente identitari, per non scrivere queste due minime e goffe parole a riguardo.

Adesso, metto su il Continuum per clavicembalo di Ligeti [oh, ascoltatelo a seguito o prima di Mildred Pierce dei Sonic Youth – è solo una suggestione], che è ora, e gradirei che fosse chiaro che, in modo esteso e subdolo seppur non tale in senso morale – al contrario –, anche queste “cagate” che scrivo, come “tutto” quel che faccio-dico- scrivo, è già anche azione politica, Dio Hydra.


Jacopo Valli è stato co-fondatore e co-redattore di Kasparhauser – Rivista di Cultura filosofica; suo, il progetto musicale Geometric Horsehair; sostanzialmente, gli contano solo sesso e morte.