“Prisoners of the Ghostland”, l’ultima fatica di Sion Sono

Prisoners of the Ghostland
2021, Sion Sono.

Il prologo è questo: Sion Sono è un fottutissimo, cazzutissimo artista. Un regista geniale, fuori da ogni luogo comune.
Il mio incontro con Sono risale al 2010, quando vidi Cold Fish, un film pazzesco con una regia stratosferica. Da lì cominciò la caccia grossa, il safari verso le altre opere del regista. Love Exposure, Guilty of Romance, Himizu, Suicide Club, Why don’t you play in Hell, Tag, The Forest of Love, Tokyo Vampire, per arrivare al bellissimo The Whispering Star: un drama-sci-fi intimo e crepuscolare.
Il suo cinema è contagioso, è come un virus che non si sconfigge, inondato a volte da oceani di sangue, contaminato da poesia, contraddittorio: quasi un ossimoro, bestiale e ancestrale, movimento di corpi suicidi, avvinghiati in litri di sangue, pulmini di teste tagliate.
Il suo ultimo lavoro, Prisoners of the Ghostland, non è di certo la sua opera migliore, tra Mad Max, 1997 Fuga da New York e Sukyyaki Western Djiango. Sion Sono mette in scena nella città di Samurai Town, dove regna un viscido governatore e un mosaico di personaggi stravaganti, un gruppo di miseri relitti imprigionati in un villaggio, dove il leader tiene ferme le lancette dell’orologio per fermare il tempo. Qui Hero (Nicolas Cage) dovrà salvare la prediletta del governatore altrimenti la tuta da lui indossata esploderà…

Come ho detto, nonostante non sia il suo film migliore, almeno per quanto mi riguarda, è sempre oltre la media. Con una potenza visiva pazzesca, un paio di trovate geniali che solo lui sa avere, e un caleidoscopio di immagini e situazioni grottesche, imbarazzanti e a volte subito riscattate nella scena successiva.
Revenge finale più che buono. Il tutto stà dentro la sua regia adrenalica e pazzesca.
SION SONO È UN FOTTUTO CAZZO DI GENIO. PUNTO.


Ivan Colella ha due passioni: il cinema e l’AS Roma.
Per info, suggerimenti o semplici condivisioni, scrivere a: ivancolella24@gmail.com