I sagaci consigli del Gruppo di Nun.

Da poche settimane trovate tra gli scaffali delle librerie e riflesso nel volto della luna questo strano oggetto. Abbiamo quindi chiesto ai nostri cerimonieri preferiti di darci delle indicazioni preventive per addentrarci nella lettura.

Tre libri di saggistica consigliati da Laura Tripaldi:

Kenneth Grant, Il Lato Notturno dell’Eden (Psiche 2, 2018)

Mi sembra opportuno iniziare con un libro di magia. Kenneth Grant è stato spesso considerato un semplice biografo di Aleister Crowley, ma nelle sue trilogie tifoniane sviluppa una cosmologia affascinante che intreccia la tradizione ermetica con la fiction, in particolare con l’universo di H. P. Lovecraft e l’immaginario di autori come Arthur Machen e Algernon Blackwood, sfumando continuamente i contorni tra realtà e narrazione. Tra i libri di Grant ho scelto Il Lato Notturno dell’Eden perché è quello in cui la sua cosmologia emerge con maggiore lucidità. In questo saggio Grant immagina che l’albero della vita cabalistico sia percorso da una serie di correnti sotterranee, ciascuna delle quali è abitata da un particolare demone, che formano una rete intricata di “tunnel” sommersi scavati sotto l’architettura della creazione. Si tratta sicuramente di uno dei riferimenti fondamentali per il lavoro della CCRU e per la nascita del Numogramma, il misterioso diagramma numerologico-cibernetico che continua a infestare i nostri incubi.

Angela da Foligno, Il Libro dell’Esperienza (Adelphi, 1992)

È d’obbligo includere almeno un riferimento alla mistica femminile. Nell’esperienza mistica testimoniata da Angela il contatto con il divino è l’incontro con una forza completamente aliena che agisce come un contagio, invadendo la mente dall’esterno con la sua alterità profonda e provocando un completo sconvolgimento fisico e psichico. Si tratta di un’esperienza tanto mentale quanto corporea, che a tratti sembra approssimarsi all’epilessia o alla possessione. Esperienze mistiche come quelle di Angela sono fondamentali perché, raccontando il divino come un corpo estraneo in collisione con il linguaggio umano, tracciano vie di uscita dal predominio dell’ordine simbolico. L’incontro con il divino è doloroso e pervaso da una sensazione di incommensurabile mancanza: un abisso che può essere oltrepassato solo con la disintegrazione assoluta del corpo e della parola, resa possibile attraverso l’azione miracolosa dell’amore.

Reza Negarestani, Cyclonopedia (Re.Press, 2008)

Si tratta di uno dei saggi che hanno accompagnato e influenzato maggiormente la scrittura di Demonologia Rivoluzionaria, e che tuttavia non citiamo quasi mai. Cyclonopedia è un saggio ormai molto noto anche se poco discusso in Italia, che si districa tra fanta-archeologia, storia delle religioni medio-orientali e teorie scientifiche più o meno fondate, per costruire una sorta di bibbia filosofica per un nuovo culto Tifoniano, articolato attorno ai movimenti sotterranei, geo-politici e geologici, del petrolio. Cyclonopedia è a tutti gli effetti un libro demoniaco, sia per l’esperienza straniante della sua lettura, sia perché evoca un pandemonio di entità ancestrali dalle profondità del deserto. Il recupero delle tradizioni mesopotamiche per riscoprire l’identità occulta della terra come mostro alieno – quello che Negarestani chiama Tiamaterialismo – e il sovvertimento della luce vivificante del sole, trasformata in un fluido nero e strisciante, sono stati elementi determinanti nella nascita del nostro immaginario.

Tre libri di narrativa consigliati da Claudio Kulesko:

Robert E. Howard – Conan il barbaro (Mondadori, 2016)

Butterei subito sul tavolo tre mattoni classici, di cui due pescati direttamente dalla recente carrellata Vault edita da Mondadori. Si tratta di tre titoli fondamentali per cogliere la cornice narrativa dell’“Insurrezione Gotica” in Demonologia Rivoluzionaria (quantomeno per quanto mi riguarda). Il primo è la saga di Conan, che incarna l’elemento barbarico e selvaggio, persino “muscolare”, del mio discorso. Conan è un personaggio estremamente interessante. Sebbene le storie narrate da Howard – un autore che fece appena in tempo a diventare un uomo, teniamolo bene a mente – siano estremamente semplici e archetipali, il loro fulcro è lo sconfinato desiderio di libertà e sovranità individuale. Conan rifiuta ogni legge fondata sull’arbitrarietà umana, al punto da risultare quasi buffo; la sete d’oro e potere dei “civilizzati” gli è del tutto estranea e incomprensibile; la magia, l’apice della tecnoscienza iboriana, lo inquieta perché puzza di zolfo demoniaco. Quel che non rifiuta sono le prove di forza e coraggio, i legami di amicizia, le sfide del fato e i gesti di profonda umanità. Se la demonologia è il tema chiave del libro, allora direi che il barbarismo di Conan ne è una sorta di antitesi, un “no!” urlato contro l’ipermodernita della geoingegneria e del transumanesimo. Consiglio anche Elogio del Fantastico, di Bergier (Palindromo, 2018), un autore che lesse Howard con impareggiabile entusiasmo, fornendone una delle più importanti letture critiche.

Howard P. Lovecraft – Cthulhu, i racconti del mito (Mondadori, 2016)

Ormai è quasi impossibile trovare qualcuno che non abbia mai letto almeno un racconto di Lovecraft. Eppure il micio del solitario di Providence si chiamava “nigger man”. H.P. è, in assoluto, l’autore più controverso dell’epoca moderna – una vera spina nel fianco del secolo scorso. L’orrore cosmico di Lovecraft fa da contraltare del barbarismo di Conan (non a caso Howard e Lovecraft, nonostante la differenza di età, fuorno amici di penna). Nei suoi scritti, il demonico sublima nel cosmico: non (solo) entità disincarnate, nebbie, venti o atmosfere ma, anche, creature in grado di estinguere la nostra specie, di far svanire un’intera galassia o persino l’universo stesso. L’“ateologia gotica” è l’abisso in cui tali forze al tempo stesso naturali, sovrannaturali e innaturali, si agitano – divinità cieche, folli, sorde a ogni preghiera. L’indifferenza di Crom fa coppia con la malevolenza del pantheon lovecraftiano. Anche in questo caso, consiglio una lettura critica: H.P. Lovecraft: Contre le monde, contre la vie, di Houellebecq.

Autori Vari –  I grandi romanzi gotici (Netwon Compton, 2011)

Autori Vari – I capolavori della letteratura horror (Newton Compton, 2015)

Concludo con due meravigliosi, sgangherati, inguardabili mallopponi Newton Compton. Presi assieme, incarnano la Tradizione dell’horror occidentale, condita da una pioggia di pura Fusco-Pilo madness. Ciascuno dei romanzi – brevi o lunghi che siano – contenuti in queste due raccolte è un concentrato di cattolicesimo europeo da strapazzo, ebbro di fascinazione per il proprio opposto speculare e per le proprie interiora più viscide e ripugnanti. Se è difficile incontrare qualcuno che non abbia mai almeno sfogliato Lovecraft, è assai pià facile trovare qualcuno che non abbia mai letto Il monaco o Il castello di Otranto. Ci sono, tuttavia, molte altre opere interessanti e divertenti (non dico inquietanti o spaventose, sarebbe davvero risibile; sarà Poe, di fatto, a rilanciare questo arcipelago narrativo tra le maree del perturbante). Se si desiderasse distillare alcune gocce di terrore puro da queste pagine timorate di Dio, ci si dovrebbe risolvere a pensare come dei veri cattolici – sentire sulla propria pelle il viscidume della carne e sulle proprie spalle il peso del peccato originale. Credo si tratti di una bella sfida, pienamente inerente agli scopi e alla fruizione di Demonologia Rivoluzionaria. Concludo consigliando una terza e ultima opera critica: i Marginalia di Poe (Adelphi, 2019).

Tre dischi consigliati da Valerio Mattioli:

Coil, Horse Rotorvator (Some Bizarre, 1986)

Qualsiasi lista musicale demonologa-rivoluzionaria non può che partire da loro – i profeti del Sole Nero, gli araldi di una magia del caos che combina assieme LSD, sessualità deviante e apocalissi astrali, i sacerdoti del culto anale in cui confluiscono gli effluvi maligni di Austin Osman Spare, Georges Bataille e Pier Paolo Pasolini. Avremmo potuto scegliere uno qualunque dei loro dischi più classici – da Scatology del 1984 ai due volumi recentemente ristampati di Musick to Play in the Dark del biennio 1999-2000, passando per il capolavoro assoluto Love Secret’s Domain del 1991 – ma è in Horse Rotorvator che più si fa esplicita la filosofia dell’inversione che rende ogni lavoro dei Coil un testo oltre che un semplice disco. Titoli come “Penetralia”, “The Anal Staircase” e “Circles of Mania” parlano da soli – e poi qui c’è la sempre meravigliosa “Ostia (The Death of Pasolini)”.

Wold, Screech Owl (Profound Lore, 2007)

Come ben spiega Claudio Kulesko nei suoi interventi sul tema, l’Insurrezione Gotica pretende blast beat e scream oltre la soglia dell’inumano – in una parola, si muove sui passi nefasti di quella danza macabra che porta il nome black metal. Altri indicheranno nei Darkthrone la massima incarnazione della “via del Berserkr”, ma è in questo imperituro capolavoro dei canadesi Wold che con più violenza si manifesa il Nulla Assoluto che alberga al cuore della nera ascesi in direzione degli inferi.

Princess Nokia, 1992 Deluxe (Rough Trade, 2017)

A giustificare la presenza di Princess Nokia in questa breve lista basterebbe l’inno stregonesco “Brujas” coi suoi immortali versi “We is them ghetto witches / Speaking in tongue bitches / Fall on the floor / Got sage on the door”. Ma riferimenti alla santeria, alla mitologia yaruba e al transfemminismo a parte, Princess Nokia ci piace ricordarla anche per quando in metro a New York lancia una zuppa in faccia a un ubriacone razzista prima di prenderlo direttamente a calci. L’avvertimento è sempre valido: “Don’t you fuck with my energy”.

Tre film consigliati da Enrico Monacelli:

Non vorrei essere mai nato.

Quando la notte non riesco a dormire, tendo a esacerbare la mia insonnia in ogni modo. Non mi limito a guardare il soffitto e indurmi attacchi di panico. Quella è roba che facevo da ragazzino, quando gli ormoni cominciavano a farmi capire in che vita mi ero, più o meno involontariamente, cacciato. Ora faccio di peggio, come tutti voi temo. Mi giro nelle coperte verso il primo schermo che trovo, lo illumino lasciando che gli spilli blu scivolino nelle mie pupille e mi metto a cercare qualcosa, là fuori, che mi dia un motivo per non voler chiudere occhio mai più.

Nei miei anni di insonnia agonistica ho collezionato una serie di trofei, catturati nel buio a discapito delle mie palpebre in fiamme. Alcuni di questi pezzi di schifo sono relativamente famosi e sono quasi dei piccoli traguardi generazionali di bruttezza (che ne so tipo la lettera del serial killer cannibale Albert Fish che girava nei blog dei peggio sfigati negli anni duemila, cose così), altri sono più privati o sono ritenuti preziosi solo da cerchie più ristrette. Il più recente di queste gemme di merda è r/skinwalkers, un subreddit dedicato interamente agli avvistamenti degli Skinwalkers, creature della mitologia dei nativi americani (qualsiasi cosa voglia dire una categoria etnografica così generica, che cazzo vorrà dire “mitologia dei nativi americai”…) simili ai lupi mannari.

(Questa passione mi deriva sicuramente da Whitley Strieber, autore di Wolfen, capolavoro pulp, e vittima di vari rapimenti alieni)

Gli Skinwalker sono, in parole povere, dei demoni che si impossessano dei corpi di vari animali, acquisendo la capacità di modificare le proprie fattezze e di assumere forme orribili. La caratteristica che li distingue in maniera più netta dai lupi mannari è di attaccare molto raramente le proprie vittime. Spesso, lo Skinwalker si limita a ululare, a ringhiare, ad apparire nelle zone periferiche della percezione. Nei casi più estremi, lo Skinwalker si impossessa dell’anima, parassitato la vita psichica della propria preda. Questo demone, normalmente, si limita ad annunciarsi alla sua vittima, ad alludere a un mondo infero che si è appena spalancato nell’esistenza del malcapitato e a presagire catastrofi, apocalissi private e sventure. Come il ben più celebre Mothman, lo Skinwalker è il messaggero di un mondo di dolore che sta per diventare carne e ossa – è la prima manifestazione di un destino orribile.

Proprio per questo, r/skinwalkers risulta particolarmente addictive, una vera e propria fabbrica di dipendenza. Le apparizioni documentate dai vari utenti sono, infatti, la prima apparizione della loro personalissima storia dell’orrore. Il lato affascinante e che incolla persone come me ad un subreddit del genere non sono i racconti febbricitanti dei suoni disumani e le foto sgranate e esplose delle ombre apparse a qualche stronzo nelle zone disabitate di Assfuck, Winsconsin, USA, ma sono tutte le possibili sventure che la sorte ha riservato al redneck di turno e che lui, probabilmente, riporterà sotto il suo post. Ciò che interessa a morbosi come me è, in breve, il resto della trama di cui il coglione è ora protagonista: l’incidente stradale che gli spappolerà la milza, la futura indigenza o il prossimo cuore in frantumi che lo Skinwalker gli predice dal profondo del bosco o fra le case in rovine.

Proprio in virtù della potenza profetica del materiale contenuto in questo luogo, il subreddit diviene spesso un catalogo di tecniche di autodifesa psichica contro la possessione demoniaca. Gli utenti si uniscono davanti al focolare dei loro PC e iniziano a snocciolare consigli per evitare o, perlomeno, sopravvivere al proprio destino: non pensare allo Skinwalker e per l’amore del cielo non lo chiamare, purifica gli spazi in cui dormi e mangi, evita il luogo dell’apparizione o portaci qualche segno di pace, sii prudente…

Per quanto questi racconti mi abbiano mangiato molte ore di sonno, questi consigli mi sono certamente tornati molto utili da quando è stato pubblicato da Not Demonologia Rivoluzionaria, volume curato dal Gruppo di Nun – setta che, ormai qualche anno fa, mi aveva convocato per lavorare al loro primo libro. Quando accettai di contribuire a questo libro non potevo immaginare quello che sarebbe successo, l’immensità e la perversità della congiura sacra di questo gruppo. Non potevo immaginare quanto a fondo penetrassero i tentacoli del Gruppo, e quanto la storia umana fosse macchiata dalle loro nefandezze…

Senza scendere troppo nel dettaglio (non ho nessuna voglia di essere ritrovato “misteriosamente” morto nella mia cameretta…), la pubblicazione di questo libro è stata l’inizio del compimento di una profezia di cui non so a mappare i confini e di cui non riesco a scorgere la fine. Le purificazioni e le tecniche di autodifesa lette alle 3 notte mi sono tornate utili per arginare i movimenti sotterranei di questa maledizione, ma temo di essere un uomo marchiato per sempre. Credo di aver visto la Fine dei Tempi. Ho cercato di non pensarci, di scacciare il male, di recuperare il controllo sulla mia esistenza, ma è stato tutto perfettamente inutile. Il Gruppo di Nun si è impossessato del mio corpo, ora sono il vettore della loro infestazione.

Come potrete facilmente immaginare, quando uno dei capetti di Droga mi ha chiesto di scegliere tre film per accompagnare la lettura di questo libro del cazzo, ho accettato molto a malincuore. Un articolo del genere andava contro ogni mio sforzo di preservazione, contro ogni mio tentativo di arginare l’influsso nero di questo testo e rischiava di ampliare ulteriormente il bacino di lettori che sarebbero stati esposti a questo contagio. L’ultima cosa che volevo era diffondere ulteriormente il nome putrido di quella cospirazione e i testi immondi che avevano commissionato ad alcune fra le menti più brillanti del panorama italiano (la mia mente è una grande eccezione a questa regola, penso che mi abbiano reclutato più per la mia fragilità e recettività che altro. Quando ero bambino un medium amico di famiglia mi predisse che sarei stato anch’io un medium delle forze che attraversano questo mondo…) Dopotutto, però, la richiesta papacciana aveva perfettamente senso: uno dei miei contributi a questa antologia è proprio un testo in cui commentavo il cinema horror mainstream, delineando le fattezze dell’infestazione del Gruppo di Nun nella vita quotidiana.

Non potendo rifiutare questa marchetta pubblicitaria all’apocalisse in persona, ho deciso di scrivere questo pezzo come se fosse una cautionary tale, una fiaba in cui i film dovranno svolgere la funzione di monito. Ogni pellicola consigliata sarà per voi la morale di una favola nera, un piccolo pezzo d’inferno che vi metterà davanti alla marcescenza di un progetto come Demonologia rivoluzionaria. Ogni film sarà un attacco frontale al vostro sistema cognitivo, vi farà passare la voglia di proseguire oltre…

 Mamilios em Chama (G. Gewdner, 2008)

Un uomo brasiliano si sveglia una mattina. Esce di casa e, come potrebbe fare qualsiasi uomo civilizzato nel ventunesimo secolo, va dal macellaio per comprare delle carcasse di animali morti. Dei conigli per la precisione. Se le porta a casa, in un sacchetto di plastica che contiene a fatica i resti delle bestiole. Entrato dalla porta non si dirige, però, verso la cucina. Non accende il forno o i fornelli. Piglia dei fili e li attacca alle estremità delle carcasse. Inizia a filmare.

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Questa, in definitiva, è la trama di Mamilios em Chama (sobriamente tradotto Flaming Nipples). Il film è un vero e proprio tour de force, in cui Gurcius Gewdner usa questi conigli come marionette. I corpi sbattono gli uni contro gli altri, ripresi da una mano traballante ma decisa a portare a termine la sua chiamata. Intanto l’audio, un doppiaggio portoghese sguaiato e infernale, accompagna scene degne del peggior girone dell’inferno.

La cosa che colpisce, però, di questo film non è tanto l’atrocità, quanto il candore con cui il regista ha ripreso questa pellicola francamente ributtante. Il film parla costantemente di Amore ed è un susseguirsi demente di scene di festa sfrenata e libera da ogni peccato. Se non fosse assolutamente stomachevole, verrebbe da dire che c’è una dolcezza nell’operato di questo pazzo completo.

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Gewdner profana dei corpi che sarebbero stati destinati a discendere luridamente nei nostri esofagi, sbattendoci di nuovo in faccia la nuda verità delle nostre tavole imbandite, e, in un certo senso, mette in scena un Amore puro e senza condizioni per le cose di questo mondo, salvate dall’”arte” dagli ingranaggi delle nostre normalità di merda. Pare che Gewdner si innamori un po’ di più dei suoi protagonisti trasfigurati dal rigor mortis, e che li voglia dispensare dalla loro putrefazione o, più realisticamente, unirsi a loro in questo processo di decadimento.

Se c’è un contenuto positivo e costruttivo in quel motto folle con cui il Gruppo di Nun ha inciso col sangue la propria, demenziale etica (Ogni verme calpestato è una stella) forse lo possiamo trovare proprio qui. Nella miglior storia d’amore dopo Nekromantik.

Viagra Boys - In Spite Of Ourselves (with Amy Taylor)

La trilogia di August Underground (F. Vogel, 2001 – 2007)

Quando droga.com mi ha contattato chiedendomi tre film per Demonologia rivoluzionaria, sapevo in cuor mio che non avrei mai rispettato i limiti che mi avevano imposto. Ero certo che avrei inserito una serie a più episodi o una saga o cose così. Mettere una trilogia mi è sembrato l’unica cosa sensata da fare, la scelta più naturale e diplomatica. Dopotutto, un tre ne chiama sempre almeno altri due…

Fortunatamente, fra l’altro, la trilogia di August Underground è in buona sostanza lo stesso film reiterato per tre volte, senza variazioni degne di nota. In fin dei conti, è la stessa roba trascinata per un numero maggiore (e francamente ridicolo) di ore, risultando, alla lunga, lo stesso, interminabile film di merda.

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I tre film di questa saga, ovviamente, fanno davvero schifo e Vogel è, con tutta probabilità, semplicemente uno stronzo. La trilogia, infatti, potrebbe essere tranquillamente riassunta dicendo che il regista mette in scena un gruppo di redneck che stuprano, uccidono e spargono vari fluidi corporei, loro e altrui, senza un particolare motivo apparente. Non c’è un tema o alcun valore superiore in questi film, c’è solo godimento infame e masturbatorio ritratto con immagini povere e sfigurate da una neve nera, martellante.

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La loro importanza e il loro valore inestimabile non sta tanto quello che questi film effettivamente sono o ritraggono, ma in quello che fanno allo spettatore, a te che li stai guardando da ormai troppo tempo. Il numero idiota di ore di barbarie è una sorta di yoga cognitivo che occlude le vie della Ragione e simula la morte dello spettatore. Dopo ore di torture il lato umano del sistema nervoso centrale si spegne e lascia il posto a una parata di tic, di sensazioni fantasma, di ricordi traumatici e a una solitudine invincibile.

A un certo punto scopri che il tuo stomaco ha perso ogni reazione involontaria davanti alla violenza e ora è solo un grumo cicatrizzato nel tuo ventre, come quel lembo di carne che il tuo migliore amico si è scorticato con il ferro livido di un accendino. Ti ritrovi solo. Inizi a sentire l’odore del tuo sudore. Ricordi quei morsi alle labbra con cui ti faceva scendere fiotti di sangue sul mento. Il mondo là fuori inizia a scivolare via e ti ritrovi nel regno delle ombre. Ricordi quella volta in cui hai rubato in un H&M di una città di provincia con l’unica ragazza che ti abbia mai spezzato il cuore

American Nightmare Shoplifting In a Ghost Town Rutgers 2001

Fireworks (K. Anger, 1947)

Sarebbe impossibile consigliare film occulti e umanamente inaccettabili senza citare Kenneth Anger. Anger è stato un vero e proprio idolo del mondo di sotto, un pioniere che ha portato alla luce del sole i peggiori artefatti ripescati dall’inconscio del mondo. La sua straordinaria e luridissima anti-storia di Hollywood, Hollywood Babylon, e film come Lucifer’s Rising sono concentrati perfetti di quel satanismo barocco che percorse i sotterranei della storia del secolo scorso, da Jimmy Page a Charles Manson, e in cui il Gruppo di Nun ha avuto un ruolo assolutamente centrale.

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Purtroppo, le opere di Anger che incontrano l’anarcomplesso del Gruppo di Nun sono, probabilmente, solo due: il suo orribile tatuaggio che attraversa il suo petto e che recita LUCIFER e il suo corto Fireworks, delirio omoerotico mistico – una delle pellicole preferite di John “santo subito” Waters, fra l’altro (non ricordo dove ho letto questa cosa, prendetela per vera).

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In questo brevissimo lavoro, il protagonista, un marinaio, si sveglia in preda agli spasmi, brandendo come un cazzo eretto un idolo oscuro. Rapidamente, senza particolari motivi o giustificazioni, viene divorato dal desiderio e il suo corpo viene totalmente aperto da forze che sembrano provenire da un oceano profondo, irreale. Il marinaio, sommerso in una valanga di budella, musocli e ani, viene rapidamente arso vivo dalla salsedine e dal suo desiderio.

Se tutti gli altri lavori di Anger si allineano, più o meno, con un’auto-deificazione gloriosa, ma fortemente conservatrice, tipica delle forme più mainstream dell’occultismo contemporaneo, Fireworks è un enorme padiglione in cui risuona il ruggito del mondo distrugge totalmente il materiale che gli viene a tiro. Se volete farvi un’idea degli effetti orribili del suprematismo termodinamico del Gruppo di Nun, guardate le profondità delle budella del marinaio, di colui che è andato troppo lontano, e tremate

Gnaw Their Tongues - Blood Drenched Altars




Gruppo di Nun è un collettivo di psicoattivisti volto a organizzare forme di resistenza occulta al dogma eteropatriarcale.