Primàdopo – Natale edition.

PRE

Io non capisco perché la gente rompe tanto il cazzo sul natale: alla fine è una festa che mi è sempre sembrata uno sballo: l’albero è uno dei pochi momenti di pura psichedelia tra lucette,  le palline colorate che sono pura pop art, festoni quasi glam e quella tensione quasi  stellare attendendo i regalini, che rappresentano un po’ la magia della vita e non sono dati per scontati, po esse pure che babbo natale non ti porta un cazzo, diciamolo. Detto questo anche il presepe mica si faceva perché si credeva a gesu’ bambino, ma manco per idea: sono fiche le statuine, creare le casette, mettere il muschio, le musichette dei carillion associate ai mulini (una volta il mulino suonava), i ruscelletti finti con tubi che passavano acqua vera, insomma era una fissa. Mio Zio faceva delle robe veramente da architettura elettronica, per dire. Insomma era un momento in cui si scapocciava. Io andavo fuori di testa per la neve spray finta, la inalavo. Poi mettevo le canzoni dello zecchino d’oro e via a sognare un mondo migliore (peccato che l’ autore, l’Augusto Martelli di ok il prezzo è giusto sarà anni dopo condannato per pedofilia online, poi dice uno er Natale… ): fatto sta che poi uscivi per strada a fare pensierini (ho sempre amato fare pensierini, roba di pochi soldi perché essendo bambino che cazzo de soldi potevo spende? Eppure ho sempre fatto qualcosa a mamma e papa’ e mio fratello, era un momento molto bello devo dire, dovevo ingegnarmi per fare qualcosa di carino dribblando il consumismo), e ti ritrovavi che ne so… sull’ autobus col conducente che sparava un MANNAGGIA CRISTO DIO in mezzo al traffico proprio alla vigilia di natale, o ti ritrovavi i tossici che se bucavano in una macchina sotto casa tua mentre contento e felice tornavi coi tuoi regaletti o il matto di quartiere che menava la moglie in diretta davanti al tuo terrazzo dando grande prova di buone feste. Quindi automaticamente, grande depressione nel vedere che lo spirito del natale non fotteva a nessuno: ma alla fine era prevedibile, alla gente piace stare male. tornando ai regali mentre mettevo a punto questa illustrazione mi sono reso conto che a soli 5 anni (era il 1980)  già chiedevo giochi elettronici, tipo lo SPLIT SECOND, aggeggio portatile  della gloriosa Parker Brothers, una roba che mi ha impicciato il cervello per un bel po’, sembrava un “serpentone” del demonio nonostante tecnicamente fosse una roba rudimentale. E dire che rispetto a mia cugina che aveva proprio la consolle Atari facevo ridere: nonostante ciò da lì mi è partito l’autismo sulle onde quadre e sinusoidali e sulle lucette a cazzo de cane. Ho smesso di credere a babbo natale verso i sette anni perché era troppo informato sulle novità dei giochi che uscivano in tv,  una volta pero’ gli ho preparato i biscotti col latte e se li era mangiati, quindi in fondo anche se dicono che era stato mio padre, barando, io credo sia stato proprio quel vecchio di merda con la barba e il cappellino rosso, che ciccio com’è ha sicuramente sempre fame. Se pensate che per questo  il Natale sia una festa borghese allora non avete mai desiderato nella vita: desiderare è avere, infatti. Altrimenti si sarebbe chiamato Mortale, cazzo.

POST
C’è stato un momento in adolescenza che poi si è sviluppato fino alla maggiore età in cui una critica del Natale mi è entrata nelle nari, tipo ok sta festa non dovrebbe essere basata sul consumo ma su altre basi, quelle del fatto che tutti dovrebbero stare presi bene tra chi gli vuole bene, quindi pensavo a tutti quelli che un natale non ce l’avevano e trovavo tutto questo molto ingiusto. Oggi che nessuno può fare Natale direi che finalmente giustizia è fatta, è arrivata la livella. Ciò non toglie che chi scrive post anti albero di Natale si renda conto delle stronzate che dice. Io non ho un solo albero, ne ho quattro: quello bianco, quello nero , quello rosso, quello viola (comprato quando è morto Prince), quello blu, e anche quello verde. Dite che sono sei? Si esatto, e me ne vanto, sono gli alberi della bestia. Ogni anno lo cambio a parte questi ultimi due che ho sempre usato il rosso, vista la situazione metallara. L’ albero è na roba pagana, ha a che vedere con il concetto di natura, di passaggio di stato, di droghe psicotrope: e se anche sono alberi sintetici, sticazzi tanto il pianeta sta implodendo, la natura non esiste più come diceva Pasolini, e quindi ben venga il plasticone anche quello ha un odore caratteristico. Mi ricordo a questo proposito l’ albero di mio nonno, che negli anni ottanta lo faceva con l’ abete vero e come profumava! Me lo godevo davanti al camino con nelle orecchie i Kraftwerk di Man Machine, preso dai dischi di mio zio,  che stranamente pur essendo musicalmente sintetico era talmente aderente a quell’odore, a quella natura diciamo campagnola che te dico fermate, tutto era coerente , la coerenza è nella natura che crea la natura (ovvero noi che facciamo i circuiti) poi questa cosa non è più successa hanno abolito gli alberi veri nelle case forse perché dopo li buttavano, mio nonno invece l’ha piantato nell’ orto ed è uscito un albero di trenta piani che manco la canzone di Celentano. Vabbè poi c’è anche da aggiungere che sull’ albero ho messo lucette e addobbi che normalmente mi metto addosso quando faccio i dj set infatti ho anche una discoball con il cappello da babbo natale proprio accanto a lui. E che cazzo trovo sotto l’albero per me oggi? Beh sicuramente i vinili non mancano quasi mai, certe volte qualche aggeggio elettronico che tanto bramo durante l’anno, certe volte un paio de ciavatte. Ma la questione principale è che alla mia dolce metà il natale fa cagare e gli alberi me li fionderebbe tutti dalla finestra: o almeno gli faceva cagare una volta per vari motivi, oggi invece ha capito che il Natale per lei è… complesso. Traduzione: stare insieme, mangiare bene e guardarsi  sul divano il telefilm COLLEGE che non aveva mai visto, l’ unica pellicola decente di quel coione di Muccino.




Demented Burrocacao è co-fondatore e CEO di Droga. Conduce Italian Folgorati per Vice, ha pubblicato, tra gli altri, l’album psichedelico Shell a nome Trapcoustic. Il suo libro Si trasforma in un razzo missile è recentemente uscito per Rizzoli Lizard.