Egli fa le seghe ai notai di Milano…

E mentre Flaiano moriva senza far rumore dopo il pub e Baglioni diventava il Peter Gabriel dei poveri, io scoprivo il groppo della città in gola. Fu bello e disturbante allo stesso modo, quasi come la prima sborrata.
Ma l’uomo ha bisogno di luci colorate, di salumi rosei e di essere deficiente. Ad un certo punto decisi che non ci sarebbe più stato futuro, ma il futuro non decise altrettanto. Lo schifo rimase saldo alle fondamenta del meraviglioso, paradossalmente la gente sperimentava con l’anarchia il desiderio di una struttura rigida, un nuovo potere forte: nuovo soprattutto. Chi astraeva rese tutto un simpatico volo pindarico, Platone era una sicurezza. Noi resistevamo cercando di rendere Carne il Verbo. E mentre Pino Daniele si comprava la casa al mare e quello delle Ali Del Vento diventava un barbone che venderebbe anche sua madre, la mia anima diventò piccola come un chicco di caffè. La tentazione di finire i propri giorni al bar, nell’atto creatore della semplice osservazione. Smisi di leggere i libri e passai direttamente a leggere le persone, e ad acquistare vecchie VHS che stavano per finire nei cessi. Lunghe passeggiate solitarie, fidanzandomi con gli occhi delle passanti, accarezzando ogni spostamento d’aria. L’imbarazzante sensazione di ascoltare brutta musica dalle tv e dalle radio, l’architettura senza senso e qualche amico che, per un trauma o per un altro,non ce la facevo più e spariva, a volte solo dal mio raggio d’azione. Talvolta nei negozi di giocattoli riuscivo a prevedere il futuro, a sventare i piani di una nazione. Studiavo i dettagli ordinando prodotti inesistenti, ma le mie descrizioni erano talmente realistiche che i commessi, stupefatti, non esitavano a eseguire.
Potrebbe sembrare che io avessi dei poteri particolari, ma l’unico vero potere era la sua solitudine e la mia stanchezza. Sia chiaro, avrei potuto fare cose eccitanti, essere quasi un principe: ma una parte di me si arrestava, come rassegnata. La differenza -quindi- fra rapinatore e rapinato. Mi sentivo un reduce di guerra, uno di quelli con la volontà di zinco-carbone. I sentimenti vanno a cazzarola come olio nell’acqua, si sa. La coscienza di se è come il vento,”che fa dimenticare chi non s’ama”. La sensazione del non ricordo della propria nascita è terrorizzante al punto giusto.
Ma tant’è.
C’erano molti frutti da cogliere, c’erano smanie da poter mettere a cuccia come cani disobbedienti: ma vedi, c’era anche una struttura più grande. Una struttura meticolosamente messa in piedi con tubi innocenti, tutta dentro, microscopica: il DNA. E’ l’inizio della gabbia cosmica, che poi è il
principio dei miei mali. Il ragazzino vuole mettere il grande mare nel secchiello,ma quando cresce e il mare si rivela ridimensionato, vuole infilare nel secchiello direttamente il cosmo. Ad una certa si rende conto che non crescerà più, anzi: regredirà piano piano con la vecchiaia, scoprirà dei limiti che sente di non avere, benché in realtà ce li avesse quasi tutti già dall’ inizio. Le colpe, in confronto a questo atteggiamento, sono ridicole. Il tentativo di cristallizzare il presente era un discorso romantico degli anni ottanta, anni attenti a negare il futuro proprio mentre lo mettevano in
atto. Adesso il futuro ha dimostrato che non c’è porta che non possa essere chiusa alle tue spalle.
Qual è la chiave per aprirla? Il danaro. E quindi eccomi qui, chino a novanta gradi: “ io sono Rossi Ernesto/ ecco il culo, fate presto”.




Demented Burrocacao è co-fondatore e CEO di Droga. Conduce Italian Folgorati per Vice, ha pubblicato, tra gli altri, l’album psichedelico Shell a nome Trapcoustic. Tra i suoi libri, Si trasforma in un razzo missile, uscito per Rizzoli Lizard e Italian futuribili, uscito per minimum fax.