Ja Morant Lil Terrible Enfant

– Nightclubbing

Maitresse Darlene ordina un caffè che i ragazzi accettano di correggere con grappa alla ruta.

Chardonnay parla poco, osserva: e quando i suoi occhi si posano su Maitresse Darlene, vi si legge un’intenzione un po’ astiosa. La Maitresse sta ripetendo che il bene più importante è la salute: gli interessi non hanno peso di fronte alla salute del corpo, che poi è anche la salute dello spirito. In questo momento Donny (così la chiama) non ha bisogno d’altro che di riposare e starsene tranquilla.

“A Cortina d’Ampezzo?”, ironizza Chardonnay.

“A Cortina d’Ampezzo lasciaci andare i signori”, la incalza con lieve acredine Maitresse Darlene: “si può stare bene anche senza spendere una fortuna in alberghi o pensioni di lusso.”

“Sei sposata?” domanda Devonte Pack.

“No no, assolutamente”, si spaventa rudemente Chardonnay, e Maitresse Darlene dà in una risata così falsa che l’altra si fa torva: “avrei potuto sposarmi cento volte: non ho mai voluto. Sono contenta così”, grugnisce, “mi basta vedere le altre.”

“Quelle che si lasciano vedere”, emette dolcemente Ja Morant.

“Già che sei in tempo, sposa Jesus Ja”, se ne esce inaspettatamente Devonte Pack con un ghigno.

“Coppet”, rimedia Mistresse Darlene. “Io parlo di rimetterla in salute e tu la vuoi sposare a questo pirlone con la ruggine.”

La battuta oscena raddrizza le cose: scoppiano tutti a ridere con sollievo.

“Mostriciattola!” si stupisce sornione Ja Morant: “E tu, come lo sai?”

“Le signorine parlano”, insiste Devonte Pack.

“Di uomini attaccati a un cazzo è pieno il mondo”, commenta Chardonnay con una smorfia.

“C’è uomo e uomo”, ribatte Ja Morant piccato: “ma Devonte ha parlato perché ha la bocca.”

Chardonnay alza le spalle e scopre il canino rivestito d’oro. Accende un’altra sigaretta (“Africa”, osserva Devonte Pack): inspira profondamente, inspira con rabbia, fra i denti stretti, come inveisse a qualcuno.

Ja Morant osserva e la trova così buona che incomincia a inghiottire saliva: “Non sembri affatto malata”, dice, “sei solo di cattivo umore”.

“E’ proprio questo l’esaurimento”, interviene Maitresse Darlene con astuzia.

Sei così bene inquartata che ho paura a guardarti”, continua Ja Morant.

Chardonnay gli sbuffa una boccata di fumo sulla faccia:

“Se mi parli da uomo, in questo momento, mi metto a recere (trà su)”.

“Ho detto che non ti guardo”, ribatte Ja Morant.

“Fai bene”, approva Chardonnay. E si accomoda il reggiseno affondando la mano in quello sproposito di carne. Il solo Devonte Pack ride e lei gli strizza l’occhio. Ja Morant inghiotte saliva. Le labbra di Chardonnay si rimettono al broncio.

Maitresse Darlene s’informa di Ja Morant e di chi fosse sua madre Jamie. Lui dà una manata sul tavolo e sbotta che era venuto per un fruk, un colpo, non per parlare di disgrazie, sue e degli altri.

“Non sei serio”, lo rimprovera amorevolmente Maitresse Darlene: “né con te stesso né con mia sorella.”

“Ma tu me la vuoi proprio dare!” si arrabbia Ja Morant.

“Piano un momento”, interviene Chardonnay. “Se tu fossi un amico”, finge di deplorare Maitresse Darlene, “avresti più rispetto di me e di lei che è malata.” Si trattine a stento dall’inveire, Maitresse Darlene se ne accorge e svia il discorso: ma è chiaro che Ja Morant si sente in colpa: i suoi occhi non si staccano dai seni, dai fianchi, dalle cosce tozze e stranamente affusolate di Donny.

“Sta a sentire”, dice d’un tratto: “se qui non puoi rimanere – questo ho capito – e Cortina d’Ampezzo non ti conviene, un letto e un piatto di minestra a casa mia li trovi sempre. Non saresti la prima a passare qualche settimana da noi.”

“Eh?” si illumina Maitresse Darlene sfuggendo gli occhi della sorella: “guarda che non ha mica parlato male.”

“E poi che faccio?” si rassegna quasi Chardonnay.

“Incomincia a guarire, o cucù, incomincia a guarire”, riesce persino a intenerirsi Maitresse Darlene. “L’aria dove sei nata non può farti che bene. Scherzi a parte: Ja Morant è un uomo, non un barlafus, la sua famiglia è a posto. Hai sentito pure: non saresti nemmeno la prima. Se il letto c’è e un piatto di minestra non manca… Io poi sono sempre qui, e tu sai dove trovarmi. Aiutati che Dio ti aiuta: ma credi anche a chi ti vuole bene.”

Chardonnay vorrebbe urlare e stringere i denti per non farlo. Maitresse Darlene mesce grappa alla ruta e Devonte Pack, convinto, dice: “Fa’ la valigia e vieni”.

“Allora patti chiari e amicizia lunga”, si decide Chardonnay portandosi le mani alle reni: “io vengo da voi in pensione e sto da voi come fossi in villeggiatura. Non voglio sapere storie.”

– Life in the South

Chardonnay prepara Terese “secondo i diritti del sesso e dell’amore”. Chardonnay ha le sue oneste vesciche sulle mani.

“Hai fatto ancora?” domanda Terese quando sono a letto insieme prima di dormire.

Chardonnay intuisce il suo impaccio: “Ho dovuto, non avertene a male”.

“Vuoi che vada a dormire nel cascinotto? Fa caldo ho già dormito altre volte sul fieno. Se la nonna si sveglia, le dico che esco per un bisogno.”

“Guai a te”, credi che sia bello farsi sbattere a quel modo?”

“Ti fa ancora male?” stupisce Terese.

“Sempre fa male”, spiega Chardonnay, “o ti fa il solletico o ti fa male. E’ raro trovare giusto. E quando trovi, manca tutto il resto.”

Qui Chardonnay si sente un po’ ipocrita ma Terese ne ha abbastanza. Talché l’altra insiste: Verrà anche per te il giorno: e io ti auguro che non ti faccia né male né solletico. Dormi, ora”.

La mano di Chardonnay scorre dall’anca al ventre di Terese che ne freme: Sbaglio o sei ingrassata?”

“Da quando tu sei venuta”, dice Terese contenta, “mangiamo molto di più e meglio.”

Chardonnay sospira a lungo: “Dormiamo”, dice, e le volta il fianco. Da questo momento, la vera padrona di casa rimane lei.

– Nightclubbing 2

Già la prima domenica vanno alla Frega, Chardonnay, Terese e JA, che fa ballare entrambe secondo propensioni. Se è un valzer oppure una mazurka, Chardonnay è preferita. Sui moderni va meglio Terese, che JA chiama Terry, come a lei piace. Durante il ballo Chardonnay s’impegna fino all’affanno. Sotto il suo corpo tozzo e abbondante, i piedini si muovono sorprendentemente agili, rispettando il tempo.

Terese non ha proprio bisogno d’impegnarsi nel ballo per attrarre JA, che si sta innamorando di lei. Mentre ballano allacciati, Chardonnay li segue sospettosa, e rifiuta malevola ogni invito.

Homie e Devonte hanno più volte invitato Ja Morant a seguirli, di sera, all’osteria. JA vi è andato qualche volta, suonando la chitarra e dando strabilianti lezioni di fachirismo: inghiottendo un uovo col guscio e tutto, briciolare i bicchieri con i denti, mangiarne il vetro sottile fino al fondo. Una sera, per scommessa, ingerisce tre rane vive, ma riconosce che sentirne le zampine sulle pareti dello stomaco non è bello. Suona la chitarra e canta una canzone che piace molto a Chardonnay:

E non è ver

che l’amor

preferisce i grandi fior,

non è ver

ma convien

soprattutto darlo ben.

-Open Air

Ja appoggia la bicicletta a un pioppo canadese, aspetta Chardonnay. Lei viene avanti, al solito, in un gran sussultio di quarti e di seni.

Siedono sul margine rilevato del sentiero. A metà sigaretta, una carezza di Ja Morant ha già inorgoglito qualcosa sul vasto petto di Chardonnay. “Che bel maramàn”, commenta lei offrendogli la bocca. Poi deve afferragli la mano perché il posto è ancora troppo vicino alla strada.

“Andiamo più in dentro”, propone JA aiutandola ad alzarsi. “Gli erbaccioni sono alti quanto basta.”

L’amplesso improvvisato riesce ottimamente.

Chardonnay gli è così grata che ricambia JA come potrebbe solo una maestra.

“Sei una meraviglia”, esclama Ja Morant sdraiato supino, con la nuca posata sulle due palme. Gli risponde un mugolio impegnato. Ma JA al momento buono la torna a spalancare sotto di sé.

“Anca ti te set brao”, balbetta Chardonnay arrovesciando gli occhi, come neanche l’avesse investita uno stallone.

Ja Morant s’impegna per puro orgoglio fisico, e quando Chardonnay viene all’orgasmo, esagerandone gli effetti con mugolii trattenuti e ripresi ad arte, lui, sornionamente, finge reciprocità.

“Sei un mostro”, esclama lei appagata: mostro sta per Munster, che anche in tedesco significa campione.

“Devi lavarti?” domanda JA, non meno premuroso che astuto: “ti ho riempita di Barbainini.”

“Uff”, lei fa con un gesto della mano: “se ci rimango, meglio: tu mi piaci.”

“Se rimani un po’ di tempo torno a trovarti”, promette JA: “debbo fare il giro dell’Oltrepò: mi basta una settimana. Vediamo: è mercoledì, oggi? Bene, trovati qui mercoledì prossimo e giovedì a quest’ora: vedrai che ci sono anch’io.”

“Va bene”, accetta Chardonnay, “io ci sarò di sicuro.”

Si rimettono in piedi non senza un bacio d’obbligo e una lieve palpata. Tornano alla stradicciola scostando erbaccioni e fronde di acacia. “Ma…” balbetta JA rimasto senza fiato: “dov’è la bicicletta?”.

Guarda insospettito Chardonnay, che subito gli fa pugnetto con le dita:

“La mia bicicletta, la mia merce!” si accanisce Ja Morant con il pianto nella voce.

“L’avevi lasciata qui”, dice allibita Chardonnay.

“Sacramento!” sbotta JA afferrandola alla gola: “Mi avete pescato come un vairone.”

Direi d’istinto, ma con la maggior calma possibile, Chardonnay gli dà dello scemo. JA si smonta e lascia cadere le braccia. Per poco la guarda smarrito, poi si prova a correre verso la provinciale, se mai avesse sbagliato pianta: infine ritorna dov’è lei piangendo e bestemmiando.

“Se è uno scherzo, li ammazzo”, si illude, cercando ancora convulsamente tra gli erbaccioni.

Non trova nulla, naturalmente.

“Maledetta la f…” depreca torvo, “mi ha sempre rovinato.”

“Non sei gentile”, ribatte mestamente Chardonnay, “era stato così bello.”

“Un ostia”, ruggisce Ja Morant: e poi si lascia cadere, appoggiato a un pioppo, e ha l’aria di uno che non abbia più scampo su questa terra.



(G) Squaderna è una porta, (R) un pomello o un vicolo. (I) Viaggiatore del tempo e blah blah blah (P) – binocolo, lente, (C) telescopio che osserva la spocchia da realtà aumentata corrente e diffusa. (ASINO)