FIABE SUONORE: Res Et Verba

Siamo all’ incirca nei primi anni novanta: la musica internazionale sta subendo una rivoluzione, la contaminazione musicale è all’ ordine del giorno, il crossover sta diventando mainstream e avrà il suo momento di gloria prima di essere in qualche modo seppellito dal grunge: in questo periodo, mentre in Italia c’è una predilezione per gli Stati Uniti ( vedi Faith No More, Jane’s Addiciton e via dicendo), in Inghilterra prende piede il movimento Grebo, che con nomi come Carter Usm , Ned’s Atomic Dustbin e band al limite col pop come gli EMF e Jesus Jones ottiene decisi consensi internazionali ( Billboard docet), pur rimanendo roba “locale”, cosa che sarà tanto la sua forza ( come lo fu per il punk anglosassone) quanto il suo punto debole. Se infatti nel mondo il grebo si dissolverà in una manciata di anni ( con il 1995 come probabilmente l’ ultimo respiro esalato, schiacciato dall’ imporsi dell’ industrial rock che molto aveva in comune) , in Italia non arrivò praticamente mai. A parte qualche tentativo isolato che la critica non individuò come tale ( vedi primi Ustmamò e i Wolfango), gli esperimenti grebo italiani vivono per lo più nell’ underground del DIY più totale, fatto di cassette autoprodotte che raramente escono dal comodino, concerti sparuti, edizioni fantasma, incertezze sul da farsi fecero spostare la maggioranza su un più rassicurante stile alla “CCCP fedeli alla linea”. Ecco, in questo debole scenario italiano spuntano i Res Et Verba: misteriosa formazione a duo di teenager nata da un gemellaggio tra la toscana e il lazio che del grebo ( e soprattutto del verbo EMF/ Jesus Jones, tanto che si suppone che qualcuno del duo fosse in realtà residente in UK, lavorando nel giornalismo fanzinaro) facevano vessillo. L’ importanza della band non è tanto fissata attraverso album, incisioni, o una reale “presenza” discografica, ma sta nel fatto che il loro concetto “grebo” di DIY implica l’impossibilità di essere captati dai radar ottenendo però i fatidici 15 minuti di popolarità tanto cari a Wahrol. Con un abile mossa strategica il loro nome riuscì a penetrare negli studi della famosissima trasmissione radiofonica “Planet Rock”, all’ epoca punto di riferimento del mondo alternative italiano, tramite folte telefonate di ascoltatori ( ovviamente complici dei nostri) che annunciavano l’ imminente uscita di un loro album per la EMI. L’ allora conduttore della trasmissione, il mitico Mixo, con voce sorpresa e chiaramente iniettata di curiosità, narrava le gesta dei nostri a tutta Italia. Almeno per un po’ di puntate, ci fu grande sensazione e poi i R.E.V ., soddisfatti del risultato situazionista, si misero a pensare ad una contromossa pratica, nell’ idea di far ascoltare davvero quello che avevano nel cassetto, magari con un live lampo. Ma, forse sulla linea dei Justified Ancient of Mu Mu, decisero di lasciare correre. Fino ad oggi, solo pochi sono entrati in possesso di quello che è il loro “singolo ectoplasmico”, ovvero “Speriamo tu moia”. Un brano composto da una intro quasi ambient e dal suo sviluppo in canzone che è a tutti gli effetti “la risposta grebo a Jovanotti”, che all’ epoca spopolava nelle classifiche italiane. Per voi, in esclusiva per DROGA, il reperto restaurato che fa a meno dell’ intro per andare diretto nel cuore della faccenda: sperando magari che un giorno verrà scovato da qualche parte la mitologica cassetta demo  long form “ So drunk”, nella quale pare ci sia una sensazionale cover di “today is not the day” dei Curve, tradotta e cantata in italiano.

Buon ascolto, e keep on grebbo!




Demented Burrocacao è co-fondatore e CEO di Droga. Conduce Italian Folgorati per Vice, ha pubblicato, tra gli altri, l’album psichedelico Shell a nome Trapcoustic. Tra i suoi libri, Si trasforma in un razzo missile, uscito per Rizzoli Lizard e Italian futuribili, uscito per minimum fax.