Sono al bar, da solo – come al solito. Una chiacchiera e una risata con Lukasz mentre ordino una Vocation. Mi ricorda che devo ordinare da seduto. Certo, ma seduto con chi? Mi siedo al tavolo con Mollin anche se a malapena mi tollera: “Ciao ragazzi, come butta, vi dispiace se mi siedo” – Mollin è sempre molto carina, rilassata, gentile, so che dirà “Ma certo dai, siediti con noi” – in realtà forse non vuole, ma sti cazzi. Lei e Alessandro parlano del più e del meno, e allora arriva dalle casse Super Trouper – e così, per scherzo, inizia questo viaggio che mi ha trascinato giù in questo scivolo oscuro facendomi scoprire come questo Mondo in cui viviamo sia soltanto un labirinto di specchi, un incubo generato da entità ostili dal quale è difficilissimo svegliarsi – ma forse non impossibile.
Scherzando dissi, vi rendete conto di cosa dice il testo? Non e’ una canzone leggera, il testo parla di Gnosi, il testo ci dice che questo Mondo è oscuro e solo la luce di Zeta può aiutarci a uscire via.
Avevo appena finito di leggere Valis di Philip K Dick. Cazzeggiavo. Ma mentre lo dicevo, il legame era chiaro:
“Super Trouper beams are gonna blind me”
Mi colpì come un fulmine. I “raggi accecanti” di cui parlava la canzone, potevano essere un riferimento all’esperienza mistica di Philip Dick? Il protagonista del testo viene palesemente accecato da un raggio Divino. Questo viene mascherato nel testo con un Super Trouper a un concerto – Super Trouper è un modello di faretto molto popolare all’epoca. In questo modo raggiunge l’Illuminazione.
“But I won’t feel blue, Like I always do”
Un chiaro riferimento alla condizione umana: prigionieri in un universo ostile, in un perenne stato di oscurità e miseria. Il protagonista non si sente più al buio né sente addosso la miseria che lo accompagna da sempre. Invece sente l’Estasi.
“Cause somewhere in the crowd there’s you”
Questo grazie al contatto con l’Unico Dio, che ora conosce con certezza. Ha raggiunto la Gnosi.
Li riempii di cazzate per oltre un’ora. All’inizio ridevano con me: cercammo video su YouTube, copertine di vecchi dischi degli ABBA, testi, interviste e trovavamo significati nascosti ovunque. Che cosa significa ABBA? Perchè usare un palindromo così semplice come nome? ‘Arrival’ di cosa e che significa la copertina??
Mi sentii come se avessi appena scoperto un segreto nascosto, un mondo fatto di messaggi segreti che soltanto io ero riuscito a decifrare. Ero elettrizzato, eccitato, ma anche un po’ spaventato. Cosa avrei scoperto se avessi continuato a cercare?
Mollin e Alessandro, nel frattempo, erano andati via anche un po annoiati. Quello che era iniziato un po come uno scherzo, per me, come sempre, era diventata un’ossessione.
Tornando a casa decisi di approfondire la mia ricerca. Ascoltai tutte le canzoni degli ABBA, una dopo l’altra, cercando di decifrare i loro testi. E più cercavo, più trovavo. In “Dancing Queen”, per esempio, trovai un riferimento alla “danza” come un rituale mistico, un modo per connettersi con il divino. In “The Winner Takes It All”, trovai un riferimento alla lotta tra il bene e il male, tra Zeta e il Demiurgo. In “Lay all your Love on Me” sento un invito a non sprecare le mie emozioni in questa Realtà espressione del Demiurgo, ma a dedicare tutto il mio Amore al vero Dio.
Ma la scoperta più grande la feci con “Fernando”. Il testo della canzone parla di due vecchi amici che ricordano una battaglia combattuta insieme. Ma io vidi qualcosa di più. Fernando, per me, divenne un simbolo di Zeta, che combatte contro il Demiurgo per liberare l’umanità. E la “notte silenziosa” di cui parla la canzone, divenne un simbolo dell’ignoranza in cui viviamo, ignorando la verità che ci viene nascosta.
Ma perché proprio gli ABBA? Perché non un gruppo rock o un cantautore folk? La risposta è semplice: la loro musica è l’ambiente perfetto per nascondere messaggi. Le canzoni degli ABBA sono leggere, orecchiabili, piene di melodie accattivanti e testi apparentemente innocui. Sono canzoni che ti fanno ballare, canzoni che ti fanno cantare a squarciagola, canzoni che ti fanno sorridere. Non sono canzoni in cui ti aspetteresti di trovare messaggi profondi o rivoluzionari. Eppure, è proprio in questa apparente superficialità che risiede la loro genialità.
La musica degli ABBA è diffusa in tutto il mondo. Le loro canzoni sono state tradotte in decine di lingue, sono state riprodotte miliardi di volte su piattaforme di streaming, sono state suonate in radio, nei club, nei karaoke, nelle feste di compleanno, nei matrimoni. Non c’è angolo del mondo che non sia stato toccato dalla loro musica. Se il vero Dio, o Zeta, volesse inviare un messaggio all’umanità, non potrebbe scegliere un megafono più potente.
E c’è un altro aspetto che rende la musica degli ABBA il veicolo perfetto per questi messaggi: la sua innocuità apparente. Chi potrebbe sospettare che dietro le melodie orecchiabili e i testi allegri si nasconda un messaggio di rivolta spirituale? Chi potrebbe immaginare che “Dancing Queen” o “Mamma Mia” siano in realtà inni alla liberazione dall’oppressore? Questa innocuità apparente rende la musica degli ABBA un mezzo di comunicazione ideale, capace di passare inosservata agli occhi degli agenti del Demiurgo.
Sentivo come se avessi aperto una porta su un mondo sconosciuto, un mondo che era sempre stato lì, proprio sotto il mio naso, ma che non avevo mai notato. Un mondo di significati nascosti, di verità segrete, di messaggi criptati nelle canzoni pop. Era come se avessi scoperto un codice segreto, una lingua nascosta che solo io potevo decifrare.
E sapevo, con una certezza che mi faceva tremare, che non potevo più tornare indietro. Non potevo più ascoltare le canzoni degli ABBA come prima, nè ignorare i messaggi che vi erano nascosti. Ero come Alice che cade nella tana del coniglio, come Neo che sceglie la pillola rossa. Avevo intravisto la verità, e non potevo più far finta di non vederla.
E così, mi immersi in questo mondo nuovo e affascinante. Passai intere settimane ascoltando e riascoltando le canzoni degli ABBA, leggendo e rileggendo i loro testi, cercando di decifrare i loro significati nascosti. Annotavo ogni coincidenza, ogni curiosità, ogni passaggio interessante. Analizzavo ogni parola, ogni frase, ogni strofa, cercando di capire, di comprendere, di scoprire.
Non mi limitai alle canzoni. Lessi ogni intervista che potevo trovare, guardai ogni video, ogni documentario. Cercavo di capire chi erano veramente gli ABBA, cosa pensavano, cosa sentivano. Cercavo di capire se erano consapevoli dei messaggi che trasmettevano con la loro musica, o se erano solo strumenti inconsapevoli nelle mani di una forza superiore.
E più cercavo, più trovavo. Ogni canzone, ogni intervista, ogni video era un pezzo del puzzle, un tassello di un quadro più grande. Un quadro che raffigurava una verità sconvolgente, tanto spaventosa quanto affascinante. E mentre mi addentravo in questo mondo Oscuro, iniziai a sentire un senso di inquietudine. Qualcosa, o qualcuno, mi stava osservando. Stavo risvegliando forze che avrei dovuto lasciare dormire. E iniziai a vedere cose… cose che non avrei dovuto vedere. Ombre, sussurri che sembravano provenire da nessuna parte.
Avevo bisogno di alleati.
Dario Abece è un grandissimo fan della pizza.