Filosofia della musica jungle e della nuova breakcore: da Rufige Kru a Machine Girl.

Attraverso quella macchina del tempo che è Internet, la musica jungle di Rufige Kru (alias Goldie), DJ Crystl, e Kode9 ritorna nel presente sotto forma della hardcore elettronica di Machine Girl, xX_gloom13_Xx, Golden Boy, e Goreshit. La breakcore è ritornata: ancora più forte, ancora più veloce, ancora più hardcore.

Invece del termine drum and bass, Mark Fisher e Nick Land prediligono l’altra parola, jungle, per fare riferimento a quel particolare sottogenere di musica dance che iniziò ad emergere nel Regno  tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta. Come scriveva Mark Fisher, “vale la pena di tenersi stretti il termine jungle anche perché evoca un terreno: quello della giungla [jungle] urbana, o meglio della faccia nascosta di una metropoli che stava cominciando a subire un processo di digitalizzazione.”

La musica jungle è teoricamente e culturalmente caratterizzata da un tempo frenetico (tra 160 e 180 BPM), ritmo breakbeat (un ritmo che non sia in 4/4), e una pletora di riferimenti alla cinematografia di fantascienza, in particolare attraverso il campionamento di sezioni parlate da Alien, Blade Runner, e Terminator. Il ritmo della musica jungle è mixato e velocizzato, talvolta fino a produrre niente più che un suono ad alta frequenza; il ritmo è allora il segno di un tono e nient’altro: il tempo si ripiega su sé stesso e suona in controtempo. La differenza tra tempo e suono è persa nella giungla. Come Nick Land scrive in un saggio tanto artefatto quanto critico, “strafatto da xeno-virus, il macchinario da guerra-jungle si dimentica come contare.”

Ma la musica jungle è anche la rappresentazione della metropoli come giungla urbana e distopia cybercapitalista: gremita da figure meno-che-umane, cyborg alla Terminator, e cacciatori alieni come gli Yautja del franchise di Predator. In un post pubblicato sul blog k-punk e ristampato in Spettri della Mia Vita, Mark Fisher sottolinea la relazione tra la musica jungle e il cinema di fantascienza (dal franchise di Alien finoa Terminator): “il mondo della jungle era un luogo in cui entità, umane e non umane, si davano la caccia a vicenda per sport e per sopravvivenza. Ma la darkside jungle esprimeva tanto il fremito della preda in fuga, l’euforia-ansietà da videogame nel riuscire a eludere gli spietati predatori, quanto l’eccitazione di abbattere la preda inseguita.” Mark Fisher, inoltre, aggiunge che “la darkside jungle raffigurava esattamente il genere di futuro che il capitale può soltanto ripudiare. Il capitale non potrà mai ammettere apertamente di essere un sistema basato sull’avidità disumana, e il Terminator non rinuncia mai alla propria maschera umana. La jungle non soltanto strappava via la maschera, ma s’identificava attivamente con la circuitazione inorganica sottostante: ecco il perché dell’androide-testa di morto utilizzato come logo da Rufige Kru. […] L’annientamento diviene il presupposto di qualcosa di radicalmente nuovo.”

Eppure, questo principio di cortocircuito e distruzione, così paradigmatico della filosofia accelerazionista, non è affatto esclusivo della musica jungle di cui Mark Fisher e Nick Land sono stati mecenati e teorici.

Allo stesso tempo della musica jungle di Rufige Kru, gli Atari Teenage Riot di Alec Empire sono parte anche loro dell’hardcore continuum (insieme alla techno hardcore, per esempio), descritti d’altronde da una politica esplicitamente antifascista e un sound fortemente influenzato dalla musica punk hardcore degli anni Ottanta (con chitarre distorte e urla furibonde). Il testo di Fuck All!, per esempio, esorta così: “Fai a pezzi i poliziotti / Vaffanculo tutti! Vaffanculo tutti! / […] Disarmonizziamo l’industria dello spettacolo. / Distruggiamo il futuro! Da qui, da ora: / Siamo la resistenza!”

Attraverso l’hardcore digitale di Alec Empire e la musica jungle, e quasi due decenni dopo il picco in popolarità di ambedue i generi, l’hardcore ritorna nella forma della nuova breakcore di Machine Girl e Goreshit. Il testo della canzone Fuck Up Your Face di Machine Girl, per esempio: “Pandemonio riconoscimento facciale, / Protetti dalle videocamere / […] Ci sono un milione di troll e un milione di pistole, / Un milione di morti con gli occhi rossi verso l’alto. / Tutto quello che abbiamo mostrato sono i telefoni cellulari.”

Ascoltare Machine Girl è un po’ come giocare a un videogioco come Doom strafatti di speed. Dopo la musica jungle, la nuova musica breakcore rappresenta la metropoli del futuro dopo il ricaricamento su Internet: ancora una volta uno spazio tecno-culturale dominato da macchine cyborg assassine e xenocacciatori alieni, ma adesso anche da personaggi dei videogiochi sparatutto e dalla cultura anime giapponese. La musica è ancora più violenta, più forte, il ritmo ancora più vertiginoso. La musica è spacciata e tagliata insieme ad un altro suono eccitante: per esempio, dalla musica gabber, footwork, e noise. La droga diventa sempre più obsoleta: il metabolismo accelera, la dopamina fa dilatare le pupille, il sistema nervoso viene sconnesso e riconnesso, come anche Mark Fisher aveva affermato allora della musica jungle.

Robin Mckay, studente di filosofia di Nick Land proprio come Mark Fisher, sottolinea che “la musica jungle rappresentava questa strana entità ibrida e multitemporale dedita allo sfacelo e disintegrazione del corpo per mezzo di poliritmi e basse frequenze.” La nuova musica breakcore, in parte, continua questo progetto vent’anni dopo. Artisti come Machine Girl, xX_gloom13_Xx, Golden Boy, e Goreshit rappresentano un futuro ormai passato: non più un nuovo futuro, ma il ritorno a un futuro perduto, quello che la cultura degli anni Novanta ha già celebrato. La festa è finita troppo presto ma non è mai troppo tardi per divertirsi ancora un po’.

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La playlist “Breakcore 2.0” è disponibile su Spotify: https://open.spotify.com/playlist/3mJQAuakloyXjiaqZQ21uI?si=qfe8hgMqQO-zfIn7QD8g-A

  1. Machine Girl (2014). Ginger Claps. WLFGRL.
  2. Machine Girl (2022). Bloody Sneakers (Violet’s Theme). Neon White (OST 1: The Wicked Heart & OST 2: The Burn That Cures).
  3. xX_gloom13_Xx (2020). hellevator.mp3. _baby_eviscerator_.
  4. Golden Boy (2020). Spirit Gun. Prince of the Cyber Rave.
  5. Kaizo Slumber (2022). Schlierberg. The Kaizo Manifesto.
  6. Goreshit (2018). R.g.industries. Nrrv6.
  7. Jawko (2021). GORE-TEX HEART. GORE-TEX HEART.
  8. Sewerslvt (2020). Cyberia lyr3. Cyberia lyr3.
  9. Vertigoaway (feat. rainsdeaf) (2022). yeonalsnov – rains cut. das epos hohlraum.
  10. 5ubaruu (2021). warmth from within. www.555.6.

Bonus track: The Garden (2020). Please, Fuck Off. Kiss My Super Bowl Ring.

Altri artisti degni di nota ma che non sono stati inclusi nella playlist: DJ CAMGIRL, C!erra My$t, VRTLHVN, x.nte, bye2, TOKYOPILL, Windowshopping, NANORAY.

BIBLIOGRAFIA

Land, N. (2013). Cyberspace Anarchitecture as Jungle-War. In R. McKay & R. Brassier (Eds.), Fanged Noumena (pp. 401–410). Falmouth: Urbanomic.

Mckay, R. (2019). Towards a Transcendental Deduction of Jungle (Interview). Readthis.wtf.

Fisher, M. (2019). Spettri della Mia Vita – Scritti su Depressione, Hauntologia e Futuri Perduti (Trans. V. Perna). Roma: Minimum Fax.

Reynolds, R. (2013). The Hardcore Continuum. The Wire.

Alessandro Sbordoni è nato a Cagliari nel 1995. Alessandro collabora con la rivista inglese Blue Labyrinths e la rivista italiana Charta Sporca per cui ha pubblicato estratti del suo lavoro più recente, Semiotica della fine. Alessandro vive e lavora a Londra.