Credo che Ariel Pink sia stato uno dei musicisti più geniali degli ultimi due, tre decenni. Oltre al fatto di essere stato uno dei portavoce del movimento lo fi e retromaniaco, sono particolarmente legato a lui per il fatto forse banale di aver scritto decine e decine di brani notevoli, pregni di melodie indimenticabili. E infatti proprio per questo motivo sono andato a bussare alla sua porta.
A breve uscirà il suo nuovo disco. Un album particolare, che lo vede fare i conti con una rinascita obbligata. Come tutti sanno, dopo aver più volte apertamente espresso pareri favorevoli nei confronti di Donald Trump, il 6 gennaio 2021 partecipò alla manifestazione che fece da teatro per l’assalto a Capitol Hill. Due giorni dopo la Mexican Summer, etichetta con la quale collaborava già da anni, decise di scaricarlo.
Oltre a questa notizia, molte altre strane voci circolano sulla sua persona. È vero. Ma a me interessa comunque ascoltare la sua musica, e in particolar modo questo nuovo disco, che si preannuncia diverso dai precedenti. Tanto per cominciare sarà un album auto-prodotto, motivo per cui dovrebbe infatti finalmente aver perso quella patina da pop fighetto super post-prodotto che ammantava i suoi ultimissimi lavori. Il singolo che preannuncia l’album promette bene.
The Key of Joy is Disobedience, il titolo del disco in uscita, sarà un disco che non avrà lo stesso impatto mediatico degli altri per i motivi citati sopra. E allora sembra aver deciso di fare un restyling della sua figura. Queste bellissime spillette che si appropriano del logo dei Morbid Angel stanno lì a testimoniarlo.
Indubbiamente sarebbe il caso di approfondire il personaggio Ariel Pink. Considerare con attenzione le sue esternazioni, spesso quantomeno opinabili. Come pure sarebbe il caso di analizzare in che maniera i suoi dischi abbiano impattato il corso della musica che dal Duemila è arrivata fino ai nostri giorni. Quanto è stato enorme e decisivo il suo contributo nei confronti di un’epoca che faceva resistenza all’immersione nell’era digitale e tante altre cose. Purtroppo non è questa la sede adatta. Spero che qualcuno lo faccia presto.
Io ho deciso comunque di porre alcune domande ad Ariel. Lui ha risposto a mezze di queste domande che gli avevo inviato. Alle mezze che ha risposto ha risposto in maniera super-sintetica e altre volte totalmente a cazzo. Però va bene così, dai. Non è che mi aspettasi nulla di troppo diverso.
Sei il padrino della retromania. Posso chiederti che rapporto hai con questa definizione?
È il titolo di un libro di Simon Reynolds. Non so se ti riferisci a qualcos’altro oltre a questo. Comunque una volta ho sentito qualcuno dire che ero il padrino della Chillwave.
Qual è il tuo rapporto con i prodotti culturali? Segui qualche nuova scena?
Credo si possa dire che sono un produttore di prodotti culturali; o il padrino di varie scene.
Nel link di Arielpinksdarkside ci sono delle foto e in alcune indossi una t-shirt dei Sensations’ Fix. Una grande band italiana degli anni settanta. So che avete collaborato in passato. In generale, sei un fan del prog italiano?
Io e Franco Falsini abbiamo fatto un album insieme qualche anno fa. Quando Franco ha una data prenotata a Los Angeles sta a casa mia. Qualcuno mi fece conoscere gli LP dei Sensations’ Fix alla fine degli anni Novanta. Li amo.
Quanto è stato importante per te scoprire il movimento glam? Vorresti raccontarmi qualche aneddoto al riguardo?
Don Bolles aka “Glampa”, mi ha insegnato tutto quello che avevo bisogno di sapere sul glam. Non è mai stato il mio genere, ma è stato un momento cruciale nella storia della musica pop e non può essere evitato.
In Archevil, la tua ultima raccolta di rarità, c’è una canzone chiamata “Forgotten Legacy of the Past”. Prima ho parlato di retromania, ora ti chiedo che rapporto hai con il passato? Noti una differenza tra il passato e il presente? Intendo anche dal punto di vista sociale o dei comportamenti dell’individuo.
Il passato arriverà sempre e il futuro non c’è mai stato. Mai è sempre e sempre è mai, quindi la vita non è che un sogno del presente. Il futuro era al momento un sogno nel passato, quindi il passato sarà il presente nel futuro. Su un piano spirituale, si nasce che si è sempre stati, e dopo questa vita niente è eterno.
Finora ho potuto ascoltare solo “Horse-Head Mother”. È un pezzo molto bello. Mi sembra che ci sia un ritorno a suoni meno pop. Sbaglio?
Sì, penso che sia stata una scelta non convenzionale per un singolo. Dato che mi sto ‘auto pubblicando’ per la prima volta, non ho fretta di pubblicare qualcosa e quindi perché non cogliere questa opportunità e pianificare il tutto un po’ meglio – penso che uscirà verso giugno o luglio.
Oltre alla Retromania, sei famoso anche per essere uno dei padrini del lo-fi… Cosa rappresenta questo genere per te? Forse è qualcosa di più, direi quasi uno stile di vita…
Non ho mai pensato a me stesso come lo-fi. Questo era già un genere negli anni Novanta (mi riferisco a band come Pavement, Sebadoh, Folk Implosion, Beck), ma io non facevo quella musica negli anni Novanta e non mi sentivo di far parte di quella scena. Più che altro mi vedevo come l’antidoto ad essa.
The Key of Joy is Disobedience è un titolo forte: da dove viene? Cosa significa? Ha qualcosa a che fare con gli eventi di Capitol Hill?
Credo sia una citazione presa da Alester Crowley. Rick Silva ha fatto queste bellissime magliette, molto elaborate che avevano questa frase scritta in grande sopra un’immagine di me di quando sono andato da Tucker Carlson dopo l’evento di Capitol Hill.
Posso chiederti le tue impressioni su quell’evento?
È stato un cavallo di Troia e un minaccioso presagio di tutto ciò che verrà.
Cosa pensi dei media?
Li odio.
Cosa pensi di internet?
World Shopping Mall.
Qual è la filosofia di vita di Ariel Pink?
Non ne sono sicuro. Forse è “you’ve never been right, and im rarely wrong- ill take my chances…”.
Un messaggio per i giovani?
Può solo peggiorare. Non illudetevi.
Riccardo Papacci è co-fondatore e CEO di Droga. Ha scritto un libro (Elettronica Hi-Tech. Introduzione alla musica del futuro) e ne ha in cantiere un altro. Collabora con diverse riviste, tra cui Not, Il Tascabile, Esquire Italia, Noisey, L’Indiscreto, Dude Mag.