Iperdenti. Episodio 14. AIDA.

Romanzo suddiviso in tre parti: Altrove, Huper Vision e Iperdenti.

Genere: Fantascienza di Borgata

Il romanzo, ambientato a Roma Est, all’interno di un centro di scommesse sportive in prossimità di borgate periferiche, e scritto in prevalente accento romanesco, nel titolo allude a un gioco virtuale, nel quale vengono risucchiati i personaggi. Tean, Aida, Juri e Tim non sanno tuttavia di essere intrappolati all’interno di quel gioco, in cui accadono eventi incomprensibili. Nel gioco si sviluppa infatti la misura stessa della tridimensionalità, che gli è connaturata, per abbracciare altre dimensioni: mondi filiformi, in grado di generare altre realtà, tutte distorte. Così, nei pensieri e nelle azioni i personaggi saltano da uno stato all’altro, senza rispetto delle regole temporali. L’incomprensibilità delle azioni è frutto della logica del gioco, che invade la loro coscienza; e proietta il presente, che i personaggi vivono o credono di vivere, verso una deriva onirica e ferocemente surreale. Si tratta di un romanzo ciclico che nella sua struttura riproduce le gabbie virtuali che sono parte della condizione odierna.

Immagini da: (H)earth di Sante Simone, collage digitale, 2020 

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RV4 – Episodio 14 – Aida

– Quanto viene il cognac?

– Al solito, Alfrè!

– Ao, ma i sconti mai eh?!

– E va be’, per te dieci euro.

– Grazie grazie, anche se non devo ringraziare te ma quell’anima pia de mi moje, che per poco non mi faceva vince’ oggi. Mannaggia ar cabala. Se non fosse morta lei col cazzo che me facevi lo sconto.

– Alfrè, stai calmo. Ringraziami e basta.

Alfredo si mette il cognac nella busta biodegradabile e si avvia verso casa. Fa freddo. È marzo, ma il vento lo spinge verso i lati della strada. Per un pelo non sbatte contro la vetrina dei parrucchieri cinesi – Oferta 10 euro, taglio shampo, mesa piega, tuti sesi – (epperò, economici!)

– Alfrè, tutto a p-pposto? Te sei f-ffatto m-mmale?

– No, a posto Fra’, apposto, grazie! Che stai a fa’ da ‘ste parti? Ch’ha fatto ’a Roma?

– Ha p-ppareggiato. S-sso’ d-ddistrutto s-ssto! Che è q-qquello? Cognac?

– Sì! Ne vuoi ’n po’?

– P-pperché n-nno? Tanto p-ppiù d-ddistrutto d-dde così!

– Vie’ a casa mia che ce famo ’na partita e ce scolamo er cognac!

La casa è un completo disastro. Buia. Sporca.

– Alfrè, appri ‘n p-ppo’ ’s-ssta f-ffinestra!

– Aprila tu, no!

Franz, svogliato, apre la finestra. La luce del sole picchia i suoi occhi neri, che copre con la mano sinistra.

– È p-ppoppio ’n-nna b-bbella giornata! P-ppeccato che n-nnon p-pposso f-ffesteggià p-ppe’ corpa de ’a R-rroma!

– Sei annato in sala?

– S-ssì s-ssì, ce s-sstava er Culo che te cercava!

– Ma che vo’? Guarda che io er principe blu mica l’ho giocato!

– B-bboh! M-mma che ne s-sso, te cercava!

– E tu che gli hai detto?

– N-nniente, che n-nnun ce s-sstavi!

– ’O sa de mi moje?

– B-bboh!

Alfredo prende due bicchieri blu di plastica, apre la bottiglia con irruenza e versa quel liquido come fosse acqua. Poggia il bicchiere sulla mano tremolante di Franz e si siede sul divano vecchio di pelle marrone. Acchiappa il telecomando e con la velocità della luce accende il plasma. Nessun segnale. Riprova, spazientito, ma niente.

– S-ss’è r-rrotto?

– Impossibile! L’ha comprato mi moje du’ settimane fa, giusto er giorno della morte, che Dio l’abbia in gloria!

– D-ddavero?

– Sì! Deve funzionare,’sta merda!

– Carma carma, d-ddammi un p-ppo’ amme s-ssto coso!

Franz infila bene le mani sul telecomando e con decisione colpisce il tasto di avvio, e la tv si accende.

– Ci v-vvole carma, Alfrè!

La gioia e il brindisi per l’accensione della tv è durato giusto 10 secondi. La tv ora è posseduta da mosche grigie e righe verde acqua. Appare su di esso il viso di una donna e la sua bocca sproporzionata. Un pennello rosso esce dalla profondità della bocca e comincia a roteare nello schermo. Alfredo e Franz, sbalorditi, fissano il pennello che comincia a grattare il dente canino e piano appare un volto sfocato. Il canino si ingrandisce per mostrare meglio il volto. Alfredo non riesce a credere ai suoi occhi. Quel volto è di Aida, sua figlia.


Jonida Prifti, poeta/performer e traduttrice dall’albanese all’italiano e viceversa, nata a Berat (Albania) nel 1982, è emigrata in Italia (Roma) nel 2001. Tra le pubblicazioni: Non voglio partorire…(Alfabeta2);  Ajenk (Transeuropa); il saggio Patrizia Vicinelli. La poesia e l’azione (Onyx); Rivestrane (Selva) etc. Nel 2008, con Stefano Di Trapani ha fondato il duo di poetronica “Acchiappashpirt”. Insieme organizzano, dal 2010, il festival annuale romano di poesia sonora “Poesia Carnosa”.  www.jonidaprifti.com