Iperdenti. Episodio 6. Culo o coda?

Romanzo suddiviso in tre parti: Altrove, Huper Vision e Iperdenti.

Genere: Fantascienza di Borgata

Il romanzo, ambientato a Roma Est, all’interno di un centro di scommesse sportive in prossimità di borgate periferiche, e scritto in prevalente accento romanesco, nel titolo allude a un gioco virtuale, nel quale vengono risucchiati i personaggi. Tean, Aida, Juri e Tim non sanno tuttavia di essere intrappolati all’interno di quel gioco, in cui accadono eventi incomprensibili. Nel gioco si sviluppa infatti la misura stessa della tridimensionalità, che gli è connaturata, per abbracciare altre dimensioni: mondi filiformi, in grado di generare altre realtà, tutte distorte. Così, nei pensieri e nelle azioni i personaggi saltano da uno stato all’altro, senza rispetto delle regole temporali. L’incomprensibilità delle azioni è frutto della logica del gioco, che invade la loro coscienza; e proietta il presente, che i personaggi vivono o credono di vivere, verso una deriva onirica e ferocemente surreale. Si tratta di un romanzo ciclico che nella sua struttura riproduce le gabbie virtuali che sono parte della condizione odierna.

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Immagini da: (H)earth di Sante Simone, collage digitale, 2020 

II PARTE

      HUPER VISION

H = handicap

H1

Questo pomeriggio Oki si sente un po’ spenta. Le quote fresche di stampa le scivolano tra le dita come fossero fatte di olio. Il nastro adesivo sta quasi finendo, e il solo pensiero di andare a comprarlo dalla cinese antipatica la spegne. Vista la condizione emotiva, decide di accomodarsi sulla sedia e godersi una corsa veloce. La presenza del signor Culo non la disturba, anzi, approfitta per origliare i suoi discorsi sussurrati. Questo signore è chiamato così perché punta sui cavalli basandosi sul movimento del culo. Lo sa solo lui quando il culo porta la lettera V. Non bisogna dimenticarsi della coda, un elemento fondamentale per capire il culo. Senza rendersene conto, i pensieri del signor Culo cominciano ad avere voce: (se si sposta verso destra, roteando leggermente verso sinistra, vuol dire che ha fame, e se invece gira velocemente verso destra, per rotearsi incerto al centro del culo, significa che gli scappa la cacca, segno di nervosismo, da cui si deduce che forse vincerà, forse.) Parole di spunto per Oki, che ha pensato bene di imprimere in un manuale, capace di raccogliere i significati gestuali dei cavalli e ovviamente anche quelli dei calciatori, e non solo. Il manuale si chiama “Culo o Coda?” L’oggetto è chiamato dai giocatori  Huper Vison, un po’ per dargli l’importanza che un avventuriero dà alla sua mappa e un po’ per dargli una connotazione cinematografica. Il “libro” è composto da undici capitoli e viene custodito da Oki all’interno del back office, nella cassaforte a tempo indeterminato sorvegliata dal guardiano di sala. Il guardiano a sua volta deve essere sorvegliato perché è distratto dalle terminaliste che lo coprono di domande sul suo passato nel porno e sull’Africa. Il guardiano quella mattina non aveva voglia di parlare del suo passato perché era stanco.

– Uffa, che noia. Manco Bamba vole parlà! Amò, fumamo?

– Sì, amò, faccio pipì e vengo.

– D-ddaje, r-rragazza, f-ffammi s-ssto p-ppicchetto che oggi s-sso’ epiletticoo, one ciù thre, e s-sso’ epiletticoo, one ciù thre!

– Ao, ammazza questo! Sta popo fori de testa! Chissà che s’è fatto! A Franz, proprio mo che volevo fumà!

– Te m-mme s-sstai antipatica, n-nndo s-ssta la mia p-ppreferita, eh? Nd-ddo s-ssta Aida?

– Ma che stai a di’, qui non c’è nessuna Aida! Te sei impazzito?

– Ao, m-mma che c’avete? Ammazza, ao,  n-nnon v-vve piace p-pproprio ’s-ssto nome! Daje v-vva, p-ppagame questa! M-mme dice m-mmale a me er gioco, ogni tanto s-sspizzico quarcosa ma n-nnun v-vvinco m-mmai p-ppe’ una.

– ‘A solita storia! Però dai, Fra’, stavorta t’è annata bene!

– M-mma che! N-nnell’artra me m-mmancava l’Empoli, m-mmannaggia, trra trra trra e m’ha f-ffregato!

– Però qui t’è annata bene!

– Essì, qui s-ssì… M-mma n-nndo’ v-vvai, ao, m-mme devi da p-ppagà!

– Sì sì, sto andando da Oki, così te paga! Ma non subito eh, le partite so’ finite ora.

– ’A s-sstessa s-sstoria e allora trra trra trra s-sso’ epilettico one ciù thre.

– Oddio, questo sta fora de coca e li sordi se li fa tutti de coca.

– S-ssignorì, allò allù allù, all’ultimo l’ho p-ppreso er V-vvolves, all’ultimo l’ho p-ppreso, agganciato ar computer s-sso’ s-sstato e l’ho p-ppreso all’ultimo er V-vvolves. È bello v-vvincere allò allù all’ultimo!

– ’A cocca, me arzi la voce della tivvù? Ao!

– (A cocco’! Mica stamo ar bare qui eh!) Bravo Fra’, hai vinto! E meno male, va.

– Aida, eccote qui! Hai v-vvisto che ho v-vvinto?

– E meno male! Ma mo basta co sta Aida che mi hai rotto, sono Tean!

– Ao, m-mma te s-sstai de f-ffora, comunque, b-bboh!

– Va be’, va, dammi una mano, piglia questo e spruzza, Fra’. Spruzza ché qui puzza!

  • Ma li mortacci tua quanto puzza! A Fra’, bussa un po’ ar bagno!

Toc toc toc.

  • Bussa bussa!

Toc toc toc.

– Ah ah ah… Anvedi ’sto cacasotto, invece de spigne lo sciaquone spigne er campanello.

– Iiih  che puzza! Oddio, a Fra’, ma sei te che puzzi?

– Noo io ho f-ffatto s-ssolo la p-ppipì.

  • Tiè, va, spruzza er bagno e va un po’ in giro a spruzzà ché puzza!

Pshpshpshpsh.

– Non in faccia mia,  ma li mortacci tua!

  • M-mm’è sf-sffuggito, s-sscusa.
  • Oddio, l’occhio.

– F-ffamme ‘n p-ppo’ v-vvedé?

– Non me toccà! Con quelle mani chissà che te sei toccato lì dentro, a Frà!

 – E che m-mme s-sso’ toccato? Er p-ppisello m-mme s-sso’ toccato, che s-ssarà m-mmai ahaha…

     Non me fa’ fa’ ’a femmina, su, fallo te!

– Ma insomma, cos’è questo baccano?! Volete lavorare?! Franz, basta! Vai a vedere la partita, ché la Roma è cominciata. Voi due, venite nel backoffice!

– Sì, Oki!

– Io non posso venire, Franz mi ha lasciato una giocata in sospeso.

– Va bene, Tean, ma quando finisci corri subito qui!

– Dai, Fra’, detta!

– C-ccinque s-ssistine, una s-ssettina e p-ppoi ci m-mmetto la b-bbase e s-ssu cinque uscirà una pe’ f-fforza!

Voce dalla sala: Scusi dove sono le classifiche?

– Stanno davanti ai suoi occhi.

– Ma ste classifiche non so’ aggiornate?

– Sì, lo sono.

– Insomma. Non trovo gli over e gli under allargati.

– ’N’attimo, signore, ora glielo faccio avere.

Voce dalla sala: Eh sa, signorì, non ho dormito tutta la notte.

– Come mai?

– Faccio er guardiano.

– Ah! Ma guarda chi c’è! Ciao, Michelle, che fine hai fatto? Come va?

– Ehm … così così. A mucca assassina c’ho lasciato la pelle e il pene. E vabbè, tu?

– Ehm.

– Io so’ singol, tu?

– Incasinata!

– Embè, com’è?

– Eh. E’ lunga.

– Aidaa, l’Hoper è v-vvoto, m’ha dato quattro euri in m-mmeno, che d-ddevo da f-ffa’?

– A Franz, lo sai che devi da aspettà!

– Ancora? V-vva be’, va, f-ffamme n-nn’artro caffè!

– Ma Fra’, ne hai presi quattro fino ad ora!

– E tu f-ffamme er quinto, tessò!!

– Zac! Brutta zanzara, anche d’inverno!

– Eh, Michelle, l’inverno è così! Fa brutti scherzi con la pelle, ammoscia e striscia come un codardo.

– Eh sì. Certo a te non te fa striscià, sei sempre così fresca. Co’ sti capelli novi, poi.

– Ti piacciono?

– Sì. Sembri una donna in fuoco.

– Shshsh, che c’è ’a partita lassù!

  • Però, Michelle, ti sei ingrassato un botto!

Voce dalla sala: Stai a fa’ la prova pe’ fa’ er babbo natale, no?!

– Essì, certo, babbo natale confezione medical pe’ tte!

– Lasciatelo in pace!

– Grazie, tesò, mi difendi sempre. C’hai popo gli occhi belli.

– Anche tu!

Michelle esce dalla sala eseguendo la sua solita pirouette che contrassegna il buon umore.


Jonida Prifti, poeta/performer e traduttrice dall’albanese all’italiano e viceversa, nata a Berat (Albania) nel 1982, è emigrata in Italia (Roma) nel 2001. Tra le pubblicazioni: Non voglio partorire…(Alfabeta2);  Ajenk (Transeuropa); il saggio Patrizia Vicinelli. La poesia e l’azione (Onyx); Rivestrane (Selva) etc. Nel 2008, con Stefano Di Trapani ha fondato il duo di poetronica “Acchiappashpirt”. Insieme organizzano, dal 2010, il festival annuale romano di poesia sonora “Poesia Carnosa”.  www.jonidaprifti.com